Banche commerciali e d’investimento: una divisione da rimarcare?

«La divisione tra banche commerciali e d’investimento è una caratteristica fondamentale del sistema bancario svizzero. Questa separazione consente alle banche di concentrarsi su aree specifiche di attività e di offrire servizi specializzati ai propri clienti»

Citazione tratta da The World Trading System: Law and Policy of International Economic Relations, di John H. Jackson

 

Nel 1997, John H. Jackson scriveva che «la divisione tra banche commerciali e d’investimento è una caratteristica fondamentale del sistema bancario svizzero». Una separazione che ha consentito alle banche di svilupparsi in maniera indipendente e contenendo i potenziali conflitti d’interessi. Nel corso degli anni, questa divisione è variata di pari passo con i cambiamenti normativi, e oggi rappresenta uno spunto di riflessione.

Prima di approfondire tale tematica è però necessario fare delle premesse. Sappiamo che il settore bancario elvetico, che per la sua importanza ha un impatto internazionale, è in fase di significativo cambiamento dopo il caso Credit Suisse. Ma attenzione a non farsi prendere dagli allarmismi. Come ricordato da Thomas Jordan, presidente della Banca centrale elvetica (BNS), «il sistema bancario svizzero è molto resiliente e robusto». Parole nette dette durante una conferenza stampa di settimana scorsa.

In sostanza, la Svizzera rimane un centro finanziario solido per la salvaguardia e la gestione dei patrimoni. Anche perché, di fronte alle criticità, le autorità sono intervenute con pragmatismo, favorendo l’acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS. Con questa operazione «è stata trovata una soluzione per assicurare la stabilità finanziaria e tutelare l’economia svizzera in questa situazione straordinaria». È quanto spiegato in una comunicazione firmata dalla Banca nazionale svizzera, che ha sostenuto l’operazione insieme alla Confederazione e all’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari (Finma).

E ci sono altri due punti da tenere a mente, a partire dal sostegno di liquidità della BNS sotto forma di prestito «per un ammontare massimo complessivo di 100 miliardi di franchi», per far sì che «entrambe le banche possano disporre della liquidità necessaria». Poi, un’ulteriore garanzia è arrivata dalla scelta di Sergio Ermotti quale nuovo Ceo di UBS. Parliamo di un manager di alto profilo che ha già svolto tale incarico dal 2011 al 2020, gestendo l’istituto con ottime performance.

Ermotti ha dichiarato che è fondamentale non avere fretta e che bisogna gestire con rigore l’integrazione con Credit Suisse. Sottolineando che sarà necessario «capire che c’è una reazione emotiva. Fa parte della complessità di questo momento». Ermotti ha però detto chiaramente che ogni decisione sarà «la cosa migliore per UBS e la Svizzera, nel migliore interesse dei contribuenti, del governo e dei dipendenti. Sappiamo che dobbiamo fare un buon lavoro».

Torniamo dopo tale premessa, lunga ma necessaria, alla divisione tra le tipologie di istituti. Partendo dalle banche commerciali, che si occupano prevalentemente dei depositi e dei servizi tradizionali come conti correnti, carte di credito, prestiti e mutui. Poi ci sono le banche d’investimento, le quali si concentrano sulla gestione (appunto) degli investimenti e sul trading di prodotti finanziari come azioni, obbligazioni, derivati e fondi comuni di investimento.

Da tale impostazione consegue anche una differenziazione della clientela, con le prime focalizzate su clientela retail, famiglie e piccole-medie imprese, e le seconde specializzate nella gestione del denaro di grandi investitori, player istituzionali e fondi d’investimento.

Questa separazione, secondo Jackson, «consente alle banche di concentrarsi su aree specifiche di attività e di offrire servizi specializzati ai propri clienti». Ma i sostenitori della “netta divisione” segnalano anche altri benefici, ovvero maggiori tutele per i depositanti, maggiore stabilità finanziaria e minori possibilità di un rischio sistemico.

Valorizzare ulteriormente il principio della separazione tra istituti commerciali e d’investimento significa la morte delle banche miste? Assolutamente no, ma forse bisogna riflettere su eventuali modifiche normative per migliorare sotto alcuni punti di vista.

Certi eventi tumultuosi si potevano evitare? Magari proprio con regole più nette circa la divisione tra banche commerciali, d’investimento e miste? Nessuno può saperlo con certezza, ma riflettere su questi punti è utile per essere sempre più consapevoli di tutte le dinamiche.

Ovviamente, il rischio zero e il sistema perfetto non esistono. Ma la Svizzera ha dimostrato nel corso della storia di essere pronta ad adattarsi a ogni nuovo scenario. E il suo pragmatismo attuale è un elemento che va considerato per guardare con fiducia al futuro.