Avversità e soluzioni

«Le soluzioni si trovano affrontando le avversità, non evitandole.»

Citazione tratta da La fine dell’eternità, di Isaac Asimov

 

Ne La fine dell’eternità, Asimov scrisse che «le soluzioni si trovano affrontando le avversità, non evitandole». Una frase semplice, ma che non sempre viene applicata. Di certo, le imprese che vogliono prosperare devono tenere a mente questa dinamica, perché nel corso degli anni si presentano molte avversità. Basti pensare ad Arm, colosso britannico dei microprocessori, che, dopo aver segnato la più grande IPO del 2023, ha iniziato a vivere delle fibrillazioni in Borsa.

Partiamo dall’inizio. La settimana scorsa, Arm è sbarcata sul Nasdaq con un prezzo di debutto pari a 51 dollari per azione. Il titolo è partito in volata: ha aperto a 56,1 dollari, in rialzo di oltre il 10%, per poi chiudere a 63,6 dollari (+24,6%).

Guardando al prezzo di collocamento, la società – controllata dalla holding giapponese SoftBank Group – aveva un valore pari a 54,5 miliardi di dollari. Successivamente all’IPO, in capo al gruppo nipponico è rimasto circa il 90% delle azioni del colosso dei microprocessori. Con questa mossa, SoftBank, che ha offerto il 9,4% delle azioni della società, ha raccolto circa 4,9 miliardi di dollari. Per gestire l’operazione, sono state coinvolte realtà di primario standing, da Goldman Sachs a JPMorgan fino a BofA Securities. Complessivamente, 28 banche hanno partecipato all’IPO di Arm. E grandi clienti tecnologici dei progetti di chip della società britannica – per esempio Apple, Google, Nvidia, Samsung e Intel – hanno dichiarato di voler acquistare azioni.

Per il colosso dei microprocessori si tratta di un ritorno in Borsa. Dopo averla acquistata nel 2016, SoftBank scelse, nello stesso anno, il delisting da Londra e New York. Il rientro di Arm nella piazza finanziaria statunitense rappresenta la più grande quotazione in due anni, ovvero da quando il produttore di vetture elettriche Rivian ha debuttato nel 2021, raccogliendo circa 12 miliardi di dollari.

Per l’azienda britannica, dopo l’avvio col botto, sono però iniziate le avversità. Le sue azioni hanno chiuso in ribasso del 4,9% martedì, registrando il terzo calo giornaliero delle prime quattro sessioni di quotazione del titolo. Reuters ha scritto che è venuto meno l’interesse degli investitori per la più grande offerta pubblica iniziale dell’anno. E i venditori allo scoperto hanno cercato di trarre profitto dal titolo.

Le azioni Arm hanno sottoperformato anche l’indice dei semiconduttori di Philadelphia, che martedì ha chiuso in calo dello 0,96%, mentre l’aumento dei rendimenti obbligazionari ha pesato sui settori in crescita come quello tecnologico. Inoltre, è sorta anche un’altra avversità: nei giorni scorsi, Redburn Atlantic, una società di ricerca e trading azionario, ha avviato la copertura di Arm con un rating “neutrale” e un target price di 50 dollari. La motivazione è che raccomandare Arm alle valutazioni attuali richiederebbe «una maggiore convinzione in un’accelerazione pluriennale degli utili da una base debole (anno completo 2023)».

Gli investitori rialzisti ripongono le loro speranze nella domanda legata all’aumento dell’interesse per l’intelligenza artificiale, che secondo le loro analisi porterà benefici ad Arm. Daniel Morgan, gestore di portafoglio presso Synovus Trust ad Atlanta, è invece più cauto e ha detto che «la gente si sta un po’ calmando dopo l’entusiasmo iniziale». Morgan, la cui società detiene azioni di Nvidia ma non ha investito in Arm, ha poi dichiarato: «La mia più grande preoccupazione è la valutazione e il fatto che tutti stiano comprando Arm perché agli occhi degli investitori è una grande operazione di AI. Il titolo beneficia dell’intelligenza artificiale, ma non è Nvidia». E il money manger ha poi concluso dicendo che «a questo punto non abbiamo prove dirette che Arm abbia subito un impatto positivo diretto dall’IA».

La quotazione dell’azienda britannica e il suo andamento in Borsa saranno comunque osservati come termometro per capire le potenzialità attuali dei titoli tecnologici. Negli ultimi 18 mesi, le valutazioni delle società tech hanno subito delle contrazioni a causa dell’incertezza economica. Dall’altro lato, però, qualora certi titoli fossero sottovalutati potrebbero essere delle occasioni d’investimento per chi guarda al medio-lungo termine. Soprattutto se si punta su aziende che trovano le soluzioni affrontando le avversità.