Ascoltare sempre gli esperti, o forse no?
- 30 Ottobre 2024
- Posted by: VectorWM
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«Ascolta sempre gli esperti. Loro ti diranno che cosa non si può fare, e perché. Poi fallo pure.»
Citazione tratta da Lazarus Long l’Immortale, di Robert Anson Heinlein
Come comportarsi di fronte ai sapienti? Con delle parole provocatorie, Robert Anson Heinlein scriveva che bisogna ascoltare «sempre gli esperti. Loro ti diranno che cosa non si può fare, e perché. Poi fallo pure». In sostanza: teniamo presente quello che dicono, ma non necessariamente bisogna dargli sempre ragione.
Ed è qui che è interessante vagliare, in vista delle elezioni USA, il pensiero di 23 esperti (in questo caso economisti premiati con il Nobel) che hanno recentemente pubblicato un appello a supporto del programma economico della democratica Kamala Harris. Naturalmente, alcuni gli daranno ragione e altri no, ma riflettere sulle loro parole è comunque utile a tutti.
I firmatari, guidati da Joseph Stiglitz, hanno parlato apertamente: “Sebbene ognuno di noi abbia opinioni diverse sui particolari delle varie politiche economiche, crediamo che, nel complesso, il programma economico di Harris migliorerà la salute, gli investimenti, la sostenibilità, la resilienza, le opportunità di lavoro e l’equità della nostra nazione e sarà di gran lunga superiore al programma economico controproducente di Donald Trump”.
Gli esperti – tra cui si segnalano anche Simon Johnson e Daron Acemoglu, premiati proprio questo ottobre – hanno criticato la proposta del candidato repubblicano di dazi elevati e di tagli fiscali per le imprese e gli individui con redditi elevati, spiegando che queste mosse si tradurranno in “prezzi più alti, deficit più ampi e maggiore disuguaglianza”. Le tariffe proposte da Trump, in particolare, potrebbero aumentare i costi per le famiglie americane di 2.500-3.000 dollari all’anno, ha dichiarato alla NBC Adam Hersh, economista senior dell’organizzazione apartitica EPI Action.
Inoltre, l’amministrazione repubblicana potrebbe rappresentare un caos con forti ripercussioni sulla solidità degli USA: “Tra i fattori più importanti che determinano il successo economico ci sono lo Stato di diritto e la certezza economica e politica, e Trump li minaccia tutti”, hanno ammonito gli economisti nell’appello. Al contempo, hanno elogiato la Harris per le sue politiche che potrebbero “rafforzare la classe media, migliorare la concorrenza e promuovere l’imprenditorialità”.
I temi economici hanno un peso di rilievo nella scelta degli elettori: secondo un recente sondaggio di Gallup, il 52% del campione intervistato ha affermato che la posizione del candidato in tale ambito ha un’influenza “estremamente importante” sulla decisione del voto, il valore più alto mai raggiunto dai tempi della Grande Recessione.
A differenza degli esperti che hanno firmato l’appello, gli americani sono divisi su chi sia il candidato migliore per l’economia degli Stati Uniti. Uno studio del FT e dell’Università del Michigan ha evidenziato che il 44% degli elettori registrati è a favore di Trump rispetto al 43% di Harris.
Tornando agli esperti, anche il Time ha scritto che «alcuni economisti prevedono che le sue [di Trump] politiche potrebbero avere l’effetto opposto a quello immaginato, facendo schizzare l’inflazione alle stelle». Una nuova tariffa universale, infatti, potrebbe portare a ritorsioni da parte dei Paesi colpiti dalle misure, innescando potenzialmente una nuova guerra commerciale e creando un ciclo di tensioni dannoso le economie di tutte le parti coinvolte.
Secondo Robert Lawrence, professore di commercio e investimenti presso la Kennedy School of Government dell’Università di Harvard, una simile mossa da parte di Trump, tra l’altro, violerebbe gli impegni assunti dagli Stati Uniti nell’ambito dell’Organizzazione Mondiale del Commercio. «Non c’è dubbio, sulla base dell’esperienza precedente, che gli stranieri si vendicano quando aumentiamo le tariffe, soprattutto quando ritengono che non abbiamo seguito le regole nel farlo», ha detto Lawrence al Time.
Gli esperti a cui fa riferimento la testata, inoltre, hanno detto che una strategia tariffaria globale potrebbe anche provocare una brusca flessione dei prezzi delle azioni. Le vittime, in questo caso, sarebbero le multinazionali statunitensi che fanno grande affidamento sulle catene di fornitura internazionali. Il Time, infine, ha riportato una stima da non sottovalutare: «UBS ha previsto che una tariffa del 10% potrebbe portare a una contrazione del 10% del mercato azionario».
Il pensiero di molti esperti è noto. Settimana prossima vedremo se i cittadini americani gli daranno ragione o meno.