Alice nel paese delle meraviglie

”Se io avessi un mondo come piace a me, là tutto sarebbe assurdo: niente sarebbe com’è, perché tutto sarebbe come non è, e viceversa! Ciò che è non sarebbe e ciò che non è sarebbe!” da Le avventure di Alice nel Paese delle meraviglie di Lewis Carroll.

Quanto ci sia di fantastico e quali invece siano i richiami alla realtà in “Alice nel Paese delle Meraviglie” è un dibattito sempre acceso. Ogni dialogo ha riflessi nella vita reale e allo stesso tempo è tanto assurdo quanto divertente. E’ un mondo fantastico, pieno di matti o di geni, un’avventura senza meta in un realtà dove ciò che conta sono gli incontri, i dialoghi. La relazione con l’altro ci definisce, Alice ritrova la sua cultura, il suo personaggio, se stessa, incontro dopo incontro, avventura dopo avventura. Forse per ritrovarsi per sempre o forse per capire che non esiste una strada che conduce a una meta finale perché la meta è continuare a percorrere la propria strada.

La politica di Trump troverà la sua strada, confronto dopo confronto, voto dopo voto, conta dopo conta. Non sarà facile, ma soprattutto quello che uscirà dal braccio di ferro tra Congresso e la nuova amministrazione sarà diverso da quanto promesso.

Uno dei punti di forza di tutta la campagna elettorale, l’eliminazione dell’Obamacare, il programma di sanità pubblica approvato dall’amministrazione Obama, non è passato. La sconfitta era nell’aria, ma al voto non si è nemmeno arrivati. Il partito repubblicano ha ritirato il disegno di legge.

Anche se le conseguenze potrebbero penalizzare più i democratici che i repubblicani, perché saranno indicati come responsabili di una riforma che rischia di rivelarsi esplosiva per i suoi costi, i mercati hanno visto tutte le difficoltà di Trump nel tradurre in realtà le promesse elettorali. Ad affossare la riforma sarebbe stata l’ala dura di Trump, quella che non accettava un cambiamento ma puntava a una sua totale cancellazione. Non sarà facile in futuro trattare con loro.

Ora alcuni osservatori sono convinti che questo potrebbe addirittura aiutare le Borse. Accantonata la questione Obamacare, infatti, si passerà a quella dei tagli fiscali. Siamo vicini all’ora della verità, a breve sapremo se si tratta di un mondo fantastico delineato nella campagna elettorale o se quelle promesse sono realizzabili. Il taglio del 15% delle tasse, oggi senza riforma sull’Obamacare appare meno semplice. A differenza della Fed che può stampare moneta, in teoria a livello illimitato, il bilancio pubblico Usa ha chiari vincoli. L’atteggiamento di Wall Street ora è più attendista. Nessuna correzione, intendiamoci, le Borse Usa hanno arretrato di meno dell’1% dai massimi, un movimento privo di segnali significativi. A frenare i pessimisti è stato poi l’ottimo dato sulla fiducia dei consumatori Usa: ai massimi dagli ultimi sedici anni.  Le azioni corrono. Apple, la società più capitalizzata al mondo, ha aggiornato i nuovi massimi storici. Dopo il rally legato all’elezione di Trump le società dell’S&P500 sono un po’ care rispetto al passato, vengono scambiate a una media di 21,5 volte gli utili contro le 16,5 degli ultimi 10 anni.

La reazione più significativa allo stop del Congresso a Trump si è registrata sul dollaro, sceso ai minimi da novembre sull’euro, ovvero ai livelli pre-Trump. Anche il dollar index ha dato la stessa indicazione.  Immediata la reazione dei membri della Fed: sia il presidente di Dallas, Robert Kaplan, che il numero uno di Chicago, Charles Evans, hanno confermato il piano di rialzi per il 2017. Ogni dialogo di Alice con i personaggi che incontra sul suo cammino appare assurdo ma tra le righe porta un chiaro messaggio. Quello che leggiamo sul movimento del dollaro riportatosi a livello pre-elezioni, indica che almeno sui cambi la scommessa su Trump è finita. Sull’equity al contrario è ancora valida. Calcolare il valore di questa scommessa non è complicato. Trump promette un taglio fiscale dal 35% attuale al 20/25%, un piano di investimenti di 1000 miliardi, grazie a nuove tasse sulle importazioni e allo smantellamento dell’Obamacare. Un taglio delle imposte di tale dimensioni comporta almeno un rialzo 10% delle Borse. Il mercato ha già gettato la sua fiche e la scommessa è nei prezzi.

Un vecchio adagio di Borsa recita “acquista sui rumors e vendi sulle notizie”. Fatti concreti dalla politica di Trump non sono ancora arrivati, siamo ancora nel mondo delle “favole”. In Europa, siamo a un passo indietro, le promesse iniziano ora con le elezioni in Francia e in Germania. Marie Le Pen sembra non poter infastidire più nessuno. In questa direzione andrebbe letta la sua dichiarazione secondo cui una decisione sull’euro verrà presa solo dopo le elezioni tedesche. Un primo passo indietro. Anche in Germania, il primo duello tra Schultz e Merkel, ha smentito il forte recupero del primo.

Come nel libro di Alice nel Paese delle Meraviglie, nulla è reale ma tutto è specchio della realtà. Dobbiamo scegliere la nostra meta o meglio la strada da percorrere. Le promesse elettorali spesso raccontano un mondo che non c’è, i numeri al contrario sono più vicini alla realtà. L’Europa si compra più a sconto degli Usa, ma non tutte le società sono value, ovvero solide, poco indebitate. In Usa ci sono diverse società che promettono ancora crescita perché globalizzate e con maggiore potenziale innovativo.  La selezione di aziende di qualità, l’analisi dei bilanci ed il timing di entrata/uscita sono ancora l’unica via per distinguere i sogni dalla realtà.