🇨🇭Swiss Mirror – Parità tra i sessi, la Svizzera entra nella top 10 del World Economic Forum

La Svizzera balza in decima posizione su 156 nell’indice della parità tra i sessi del World Economic Forum. È la prima volta che il Paese entra nella top 10 di questa classifica, pubblicata nelle scorse settimane e relativa al 2020.

Secondo le informazioni elaborate dal WEF, la Svizzera è finora riuscita a eliminare il 79,8% della sua disparità uomo-donna. Rispetto all’anno precedente, si tratta di un miglioramento pari a 1,9 punti percentuali. Il merito è da attribuire soprattutto ad alcuni cambiamenti avvenuti a livello politico e, in particolare, all’incremento significativo della quota di donne nel Parlamento elvetico.

Ma si può ancora migliorare. A partire dall’emancipazione economica al femminile, dove la Svizzera presenta ancora delle debolezze: in questo segmento è infatti posizionata al 39esimo posto. Tale risultato si spiega soprattutto per il modesto numero di donne in posizioni dirigenziali e l’alta percentuale di lavoratrici a tempo parziale.

Un altro aspetto interessante sulle tematiche di genere riguarda l’impatto delle donne svizzere (e non solo) al di fuori della Svizzera. A livello internazionale, «nei processi di pace, è fondamentale che le donne siedano al tavolo dei negoziati: come membri della società civile, come rappresentanti delle parti in conflitto e come mediatrici». È l’affermazione, riportata da swissinfo.ch, di Sara Hellmüller, ricercatrice bernese del Graduate Institute of International and Development Studies di Ginevra, la quale aveva organizzato un forum sul futuro della Libia a Tripoli appena una settimana dopo la morte di Gheddafi nel 2011.

In passato, la politologa ha lavorato anche per l’istituto di ricerca swisspeace e ha seguito i processi di pace in zone martoriate da gravi conflitti come il Congo, il Darfur e la Siria. Inoltre, fa parte della rete Swiss Women in Peace Processus del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), lanciata l’8 marzo di quest’anno in occasione della Giornata internazionale della donna. Ad oggi, tale istituzione comprende 15 donne svizzere che s’impegnano per la pace in varie zone del mondo attraverso la diplomazia, le organizzazioni non governative oppure associazioni internazionali. Hellmüller ritiene che «le donne non sono necessariamente più pacifiche degli uomini, ma la loro comune identità femminile può avere un effetto aggregante e contribuire a soluzioni nuove e più sostenibili».

Passando alla politica internazionale più in generale, bisogna ricordare che la Svizzera intende impegnarsi sempre più per avere un ruolo costruttivo in Iraq. È questo il messaggio lanciato nei giorni scorsi dal consigliere federale Ignazio Cassis durante i colloqui a Baghdad. Il ministro degli esteri elvetico ha incontrato il suo omologo, Fuad Hussein, il primo ministro Mustafa al-Kadhimi e il presidente del Parlamento Mohamed al-Halbousi. Con loro ha parlato delle priorità della strategia 2021-2024 per la regione del Medio Oriente e del Nord Africa, sottolineando l’importanza della promozione della pace e della sicurezza.

«L’Iraq è stato spesso la prima vittima del confronto tra gli Stati Uniti e l’Iran. La Svizzera continuerà a svolgere un ruolo costruttivo nella regione per promuovere il dialogo», ha dichiarato il capo del Dipartimento federale degli affari esteri. Ignazio Cassis ha anche evidenziato la fondamentale azione umanitaria in Iraq, su cui gravano ancora le conseguenze della guerra. In particolare, gli aiuti da parte della Svizzera hanno superato gli 80 milioni di franchi (dal 2014). Il consigliere, per rafforzare la collaborazione tra i due Paesi, ha discusso della possibilità di aprire nuovamente un’ambasciata svizzera; la Confederazione, infatti, aveva dovuto chiudere il suo ufficio di collegamento a Baghdad nel 2008 per motivi di sicurezza.

Infine, durante il viaggio diplomatico, il ministro ha incontrato i giovani imprenditori locali. E lo ha fatto in uno stadio disegnato dall’architetto svizzero Le Corbusier nel 1950. Durante il confronto si è parlato di innovazione, formazione professionale e delle difficoltà da superare per far crescere l’economia. Cassis è rimasto soddisfatto: «Questo scambio di opinioni con le giovani irachene e i giovani iracheni, pieni di idee e di potenziale, mi rende ottimista e mi fa pensare che il Paese potrà risollevarsi superando le numerose crisi che ha dovuto affrontare».