🇨🇭Swiss Mirror – La Svizzera guarda alle CBDC per una finanza sempre più innovativa

L’8 dicembre i riflettori della Svizzera erano puntati sul numero uno della politica estera, Ignazio Cassis, eletto dall’Assemblea federale – con 156 voti su 197 schede valide – come prossimo presidente della Confederazione. A gennaio succederà a Guy Parmelin, che un anno fa aveva ricevuto 188 voti. Ma c’è anche un’altra notizia di ieri, che ha fatto poco clamore, da non sottovalutare.

Infatti, è stata descritta come un successo dalle banche centrali di Svizzera e Francia la prima prova transfrontaliera in Europa di pagamenti in valute digitali riconosciute ufficialmente (per l’appunto) dalle banche centrali (CBDC – Central bank digital currencies). In sostanza sono stati testati l’euro e il franco svizzero digitali, mostrando che è possibile regolare transazioni in valuta estera con questi strumenti, nonché emettere, riscattare e trasferire commercial paper tokenizzati e denominati in euro tra enti finanziari.

Il progetto Jura, che prende il nome dalle montagne tra i due Paesi, si è infatti concentrato sui mercati dei prestiti “all’ingrosso” da banca a banca che, a differenza dei CBDC al dettaglio, sono limitati agli attori istituzionali. Il test, in particolare, ha coinvolto la Banca dei regolamenti internazionali (BRI), le banche svizzere UBS e Credit Suisse, e la francese Natixis, insieme all’operatore di borsa svizzero SIX, alla fintech R3 e alla società di consulenza Accenture. Grazie a loro è stato gestito il trasferimento diretto di CBDC in euro e franchi svizzeri, tra banche commerciali dei due Paesi, su un’unica piattaforma tecnologica gestita da una terza parte. Durante le prove, 200.000 euro di commercial paper sono stati emessi sfruttando le valute digitali e sono poi stati trasferiti tra le istituzioni finanziarie.

«Il progetto Jura conferma che una CBDC all’ingrosso ben progettata può svolgere un ruolo fondamentale come risorsa di regolamento sicura e neutrale per le transazioni finanziarie internazionali», ha sottolineato Benoît Coeuré, capo dell’Innovation Hub presso la BRI.  Il progetto Jura ha quindi affrontato diverse preoccupazioni: l’emissione di CBDC all’ingrosso su una piattaforma di terze parti, la sicurezza dei processi e l’accesso alle istituzioni finanziarie non residenti al denaro della banca centrale interessata. Attraverso un nuovo approccio che utilizza la tecnologia a doppia firma notarile, i pagamenti sarebbero quasi istantanei con entrambe le istituzioni centrali coinvolte che dovrebbero approvare digitalmente le transazioni prima che vengano eseguite.

Tuttavia, le autorità hanno affermato che il progetto è esplorativo e non dovrebbe essere visto come un’indicazione che la Francia o la Svizzera abbiano pianificato di emettere valute digitali all’ingrosso (non nel breve termine almeno). «È un esperimento importante, i risultati sono stati molto preziosi. Ma ci sono parecchie domande, sia di natura tecnologica che questioni politiche particolarmente importanti che devono essere comprese meglio», ha affermato il membro del consiglio di amministrazione della BNS Andrea Maechler.

Sebbene le CBDC abbiano il potenziale per rendere i sistemi finanziari all’ingrosso esistenti più veloci, economici e sicuri, l’Europa è finora rimasta indietro nella corsa globale alle valute elettroniche. Basti pensare alla Cina, che ha iniziato con decisione a sperimentare lo yuan digitale nelle principali città. Ma Sylvie Goulard, vice governatore della Banca di Francia, è positiva: «Siamo molto lontani dalla fine del viaggio, ma è un primo passo importante che ci rende fiduciosi di poter rimanere in questa corsa», ha dichiarato riferendosi a Jura.

Rimane poi un altro punto da affrontare: le CBDC manderanno in pensione i Bitcoin e le altre monete digitali “non ufficiali”? Difficile crederlo, poiché queste criptovalute piacciono proprio poiché sono decentralizzate e rappresentano asset basati su domanda e offerta degli investitori senza influenze da parte di autorità regolatorie. Pertanto, una CBDC non è una vera e propria concorrente diretta delle cripto “non ufficiali”. È un’arma in più nell’ecosistema delle banche centrali ma che, probabilmente, può esistere ‘accanto’ ai Bitcoin e non ‘al posto’ dei Bitcoin.