🇨🇭Swiss Mirror – La carica delle startup elvetiche

Da anni la Svizzera è capofila del Global Innovation Index, l’indice dei Paesi più innovativi del mondo, elaborato dall’Organizzazione mondiale della proprietà intellettuale (OMPI). Per lungo tempo, a trainare questo primato sono state le grandi multinazionali – da Nestlé a Swatch, da Roche a Novartis – o aziende di medie dimensioni che hanno conquistato importanti fette di mercato a livello internazionale. Ma la musica sta cambiando e le startup elvetiche iniziano a rivestire un ruolo sempre più importante, sia per il loro spirito di innovazione che per il potenziale di espansione.

Secondo lo Swiss Venture Capital Report, i capitali investiti nel 2021 in queste imprese hanno superato, per la prima volta, la soglia record di 3 miliardi di franchi. Parliamo di più del triplo rispetto ai circa 900 milioni del 2017, e di quasi un miliardo in più sul 2020. Un altro elemento significativo: oggi, in Svizzera, vengono create ogni anno circa 300 startup, mentre nel primo decennio del 2000 se ne contavano ancora poche decine.

Più del 50% di queste imprese innovative nascono nella regione di Zurigo e in quella del Lemano. Ma questo dato non è frutto del caso, bensì del fatto che la presenza dei due Politecnici federali ha dimostrato di avere un’importanza fondamentale per la ricerca e lo sviluppo di sistemi tecnologici e applicazioni scientifiche sempre più moderne. Ed è questo bacino di innovazione che ha creato un terreno fertile per le startup, che acquisiscono un know-how consolidato in ambito tech e industriale, per poi trasformare i settori tradizionali, favorendo nuovi business come biotech, medtech o cleantech.

E il ragionamento vale anche per il settore finanziario con il fintech. Non bisogna scandalizzarsi se, a fianco di banche con una tradizione centenaria, sia in aumento l’utilizzo di portali che offrono particolari soluzioni digitali, come conti correnti a costi bassi, il trading online o gli investimenti in criptovalute. Emblematico è il caso della startup zurighese Neon, che è entrata sul mercato bancario senza aprire filiali o sportelli (tutto ciò che serve è una connessione alla rete).

Passando all’ambito energetico c’è una vicenda significativa, ma destinata a far discutere. Si tratta delle ricerche di Transmutex, società fondata da Federico Carminati (allievo del Nobel Carlo Rubbia, già direttore del CERN) insieme all’imprenditore francese Franklin Servan-Schreiber. L’obiettivo della startup svizzera è “reinventare” l’energia nucleare partendo dai suoi principi.

Andiamo con ordine. Le centrali atomiche attuali utilizzano reattori i cui materiali combustibili sono, in genere, uranio o plutonio. Producono così elettricità in modo continuo e in grandi quantità senza emettere gas a effetto serra, ma generano delle scorie radioattive che devono essere gestite con cautela e immagazzinate in sicurezza. La soluzione di Transmutex, ripresa da un’idea originaria di Rubbia, è di impiegare il torio invece dell’uranio. Questo offrirebbe diversi vantaggi: in primis l’elemento è presente in abbondanza sulla crosta terrestre. La maggior parte dell’uranio, invece, viene estratto da miniere in Kazakistan, Australia e Canada.

Un impianto al torio, inoltre, sarebbe incapace di sostenere una reazione a catena, evitando la possibilità di incidenti come quello avvenuto a Chernobyl nel 1986. E i tempi di decadimento radioattivo dei sottoprodotti del torio sono molto più brevi rispetto a quelli di una centrale a uranio – 300 anni invece di 300.000 – e la quantità di residui pericolosi sarebbe nettamente ridotta. “Parliamo di qualche chilogrammo invece di tonnellate”, spiega Carminati. I sottoprodotti della fissione del torio hanno poi il pregio di non poter essere utilizzati per fabbricare bombe atomiche. E non è finita qui, perché un reattore al torio potrebbe essere alimentato con le scorie delle centrali nucleari esistenti, risolvendo il problema dell’accumulo e dello stoccaggio di rifiuti altamente radioattivi.

Insomma, Trasmutex potrebbe innovare in maniera incisiva ed ecologica il comparto dell’energia nucleare, che però è comunque oggetto di critiche da parte di alcuni gruppi ambientalisti. Ognuno è libero di formarsi la sua opinione, ma quello che è certo è che bisogna decidere la strada da seguire senza perdere tempo, anche perché la Cina sta portando avanti esperimenti simili e si rischia di perdere un’occasione importante.