🇨🇭Swiss Mirror – Il futuro della Svizzera, tra Europa e ripresa economica

Da quando è stata raggiunta l’intesa tra l’Unione europea e il Regno Unito per la Brexit, in Svizzera è tornata sotto i riflettori la questione dei rapporti con Bruxelles. Secondo Petros Mavromichalis, l’ambasciatore dell’Ue nella Confederazione, la conclusione dei colloqui su un accordo quadro istituzionale è possibile nelle prossime settimane. Sarebbe un importante traguardo, visto che sono dieci anni che la Svizzera tenta di trovare un’intesa generale che permetta di aggiornare automaticamente tutti gli oltre 100 trattati bilaterali firmati con l’Unione europea, senza doverli ogni volta rinegoziare per via dei cambiamenti delle norme comunitarie. Tali accordi vanno a disciplinare questioni significative, come la libera circolazione delle persone, i trasporti aerei e terrestri, il commercio.

Mavromichalis, in un’intervista a SonntagsBlick rilasciata nei giorni scorsi, ha sottolineato che non verranno però riaperti i dossier controversi, come l’intesa raggiunta sulla Corte di giustizia dell’Unione europea (CGUE), finalizzata a riconoscere l’autorità del tribunale e recepire il diritto dell’Ue anche in Svizzera. Nel 2018, le parti avevano infatti raggiunto un compromesso, anche se da allora il testo attende ancora l’approvazione finale del Parlamento e dei Cantoni.

Il Regno Unito è riuscito a sfilarsi dal riconoscere il ruolo della Corte di giustizia dell’Unione europea poiché l’accordo raggiunto con Bruxelles è abbastanza “soft”. Mentre per la Svizzera il discorso cambia, in quanto la Confederazione vuole accedere a pieno titolo nei meccanismi comunitari e massimizzare i benefici. «Per l’Ue, il ruolo della CGUE non è più motivo di discussione – ha spiegato Mavromichalis – È inconcepibile concedere alla Svizzera un’eccezione nell’interpretazione del diritto dell’Unione. Il principio dell’unità del diritto comunitario nel mercato interno è inviolabile».

Tra gli altri nodi più spinosi vi sono le misure di accompagnamento, la cittadinanza europea e gli aiuti di Stato. Al di là delle divergenze, tuttavia, vi sono concrete prospettive per trovare un compromesso che soddisfi sia Berna che Bruxelles. L’ambasciatore Ue è infatti convinto che basterà «un po’ di buona volontà da ambo le parti».

Nel frattempo, la Svizzera continua a monitorare l’impatto della pandemia di Covid-19 e valutare le prospettive economiche. Gli osservatori attendono una ripresa abbastanza consistente per la seconda metà dell’anno, e l’attenzione è rivolta soprattutto alle multinazionali farmaceutiche. Si tratta di un settore in rapida crescita, tra le voci principali delle esportazioni elvetiche in termini di valore. Secondo le previsioni riportate da Swissinfo, tale comparto continuerà a espandersi sino a superare il 10% del Prodotto interno lordo.

Per il rilancio dell’economia in generale, le principali speranze derivano dalle campagne di vaccinazione su larga scala previste o già avviate in vari Paesi del mondo. Il buon esito delle somministrazioni anti-Covid permetterebbe il rilancio di molti settori, tra cui l’industria orologiera, uno dei fiori all’occhiello della Svizzera. Le esportazioni di orologi elvetici hanno infatti risentito pesantemente della pandemia, e sono diminuite di quasi un quarto nel 2020; è il più grande calo in un anno dai tempi della Seconda guerra mondiale. Attualmente, i produttori sono soddisfatti della ripresa osservata in Cina negli ultimi mesi, ma sperano in un celere ritorno dei turisti e nella riapertura a pieno regime delle boutique in Europa e in Nord America.

Intanto, una notizia positiva arriva dai dati generali delle vendite nei negozi svizzeri e sul web. Come ha evidenziato l’Ufficio federale di statistica, i risultati sono rimasti complessivamente stabili nel 2020 se comparati a quelli dell’anno precedente (+0,1%, che sale allo 0,8% in termini reali). Dietro a questo dato, tuttavia, si celano alcune disparità settoriali: sono nettamente aumentati gli acquisti di beni alimentari e il commercio online, mentre hanno sofferto, ad esempio, la gioielleria o il già citato comparto dell’orologeria. Facendo un focus su dicembre 2020, i risultati sono più incoraggianti poiché è stata registrata una crescita generale del 3,5% su base annua, ancora una volta trainata da cibo e bevande.