🇨🇭Swiss Mirror – Il 2022 della Svizzera, tra sfide e speranze

Dopo la ripresa del PIL nel 2021 (+3,5%), la Svizzera cosa deve aspettarsi dal 2022? I segnali indicano che dovrebbe registrare ancora numeri in crescita e, secondo la Segreteria di Stato dell’economia (SECO), si prevede un balzo del 3%. Il leggero rallentamento rispetto all’incremento 2021 si spiega principalmente con le difficoltà di approvvigionamento e le nuove misure sanitarie legate alla diffusione della variante Omicron.

Nel frattempo, il mercato del lavoro sembra essersi pienamente ripreso dalla pandemia. La SECO stima infatti che il tasso di disoccupazione calerà ulteriormente nei prossimi due anni, passando dal 3% del 2021 al 2,4% nel 2022, e poi al 2,3% nel 2023. Tuttavia rimangono anche alcune criticità, messe in luce da una recente analisi degli esperti di Credit Suisse. Il report evidenzia il fatto che al momento le aziende faticano a reperire forza lavoro qualificata, soprattutto nei settori dell’informatica, dell’architettura, dell’industria chimico-farmaceutica e dell’ingegneria meccanica. La carenza di personale specializzato è inoltre marcata anche nei comparti della sanità e dei servizi sociali.

La solidità complessiva del mercato del lavoro, comunque, è un elemento importante per guardare con fiducia al 2022. Ma attenzione, perché oltre alle preoccupazioni da coronavirus, bisognerà monitorare con cura anche l’evoluzione dell’inflazione che, in netta risalita sia negli Stati Uniti sia nella zona euro, sta facendo allarmare diversi operatori. Secondo quanto riportato da Swissinfo, Katrin Assenmacher, responsabile della strategia di politica monetaria alla Banca centrale europea (BCE) ed ex collaboratrice della Banca nazionale svizzera (BNS), dice di non farsi prendere dal panico, poiché l’innalzamento dei prezzi non è di per sé un problema. L’esperta ritiene che l’inflazione si autocorreggerà, anche se i tassi di interesse non saranno modificati.

Negli Stati Uniti, tuttavia, si sta andando verso un progressivo rialzo di questi. Il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, durante le ultime uscite si è infatti mostrato favorevole a una politica monetaria più restrittiva. E qualora entrassero in vigore i rialzi dei tassi di interesse, anche la BNS sarebbe sotto pressione. Se venisse seguito l’esempio statunitense, il franco svizzero diventerebbe ancora più forte di quanto non sia già, con la parità tra franco ed euro che pare ormai a uno schiocco di dita.

Un’altra sfida per il 2022 riguarda uno dei fiori all’occhiello dell’economia elvetica, ossia l’industria chimico-farmaceutica. Settore, traino delle esportazioni, che da solo ha generato oltre un terzo della crescita del PIL svizzero dal 2010. Ora però bisogna fare molta attenzione alla concorrenza, che si fa sempre più ardua. Basti pensare all’Irlanda, alla Danimarca, all’area di San Francisco e Singapore, che stanno seguendo una politica di agevolazioni per l’insediamento di aziende farmaceutiche sul loro territorio.

A ciò bisogna aggiungere il fatto che i giganti elvetici, come Roche e Novartis, devono affrontare una competizione crescente con i nuovi arrivati nel settore delle biotecnologie, tra cui BioNTech e Moderna, e dei colossi tech come Google o Amazon, che puntano sull’intelligenza artificiale e le loro enormi quantità di dati per espandersi anche nel mercato della salute. Tutto ciò in un momento storico sui generis, con i sistemi sanitari sotto pressione e con i governi che potrebbero entrare a gamba tesa sui prezzi dei nuovi farmaci. Una dinamica che costringerà le realtà farmaceutiche a investire pesantemente nella ricerca e nell’acquisizione di imprese attive nella medicina personalizzata, il segmento di settore che desta maggior interesse. Insomma, la strada è in salita ma la Svizzera ha tutti i requisiti per giocare una grande partita. La creatività elvetica in ambito farmaceutico è confermata anche dagli attuali studi dell’Unisanté di Losanna per somministrare un vaccino anti Coivd attraverso un cerotto. Si tratta di un prodotto complementare ai vaccini già approvati, che ha l’obiettivo di sviluppare una risposta cellulare contro diverse proteine di SARS-CoV-2, al fine di fornire una protezione più duratura e più ampia contro le varianti.