Swiss Mirror – L’importanza dell’acqua
- 4 Dicembre 2025
- Posted by: VectorWM
- Categoria: Non categorizzato
Laghi, fiumi, ghiacciai, specchi d’acqua: non sono solo parte dei suggestivi paesaggi che attirano turisti da tutto il mondo in Svizzera. Sono anche parte di un ecosistema che, con il contributo fondamentale delle dighe, garantisce alla Confederazione la sua principale forma di produzione energetica, quella idroelettrica.
Un settore che sta evolvendo, soprattutto per far fronte ai cambiamenti climatici. Un caso emblematico è rappresentato dalla diga del Gries, nel Canton Vallese, che può essere d’esempio per la trasformazione del ruolo delle infrastrutture idriche svizzere.
Tra arretramento dei ghiacciai, nuovi regimi di precipitazione e sedimentazione accelerata, sta infatti aumentando l’importanza del suo bacino artificiale nella regolazione delle risorse idriche, tra evoluzione ingegneristica e nuove strategie di gestione multifunzionale dell’acqua. I temi sul tavolo sono svariati, con implicazioni dirette su sicurezza, pianificazione e resilienza territoriale.
Come riportato dal sito Innovando, l’ingegnere civile Giovanni De Cesare, responsabile operativo del Laboratorio di Costruzioni Idrauliche del Politecnico Federale di Losanna, ha sottolineato che siamo di fronte a necessità di cambiamento inevitabili: «Oggi, salvo poche eccezioni, l’acqua ha valore quasi esclusivamente per la produzione idroelettrica. Ma dobbiamo attribuirle un valore economico basato sui diversi usi possibili. In futuro, le dighe serviranno a una pluralità di funzioni».
Dunque, per l’esperto la risorsa idrica deve rispondere a diversi utilizzi, dall’innevamento artificiale alla tutela della biodiversità, fino all’agricoltura alpina e al raffreddamento industriale, senza scordare il bisogno di acqua potabile e di rigenerazione delle falde.
Il dibattito è aperto e, in ambito istituzionale, potrebbe prendere piede l’idea di una strategia nazionale per l’acqua, ma con ampia responsabilità operativa lasciata in mano ai Cantoni, per rispettare le esigenze dei singoli territori e delle rispettive comunità.
Parliamo di una questione di primaria importanza, considerando che, nel 2024, secondo i dati della Conferenza degli acquisti della Confederazione, circa il 59,5% dell’energia elettrica nazionale è stato prodotto grazie alla forza idrica. E al 1° gennaio 2025 erano in esercizio in Svizzera oltre 700 impianti idroelettrici: rispetto all’anno scorso, la potenza massima disponibile al generatore è aumentata di 43 MW.
Dunque, il caso Gries offre spunti per una riflessione inderogabile. Il suo serbatoio, a 2.387 metri di altitudine, si prepara a sostituire progressivamente la funzione regolatrice del ghiacciaio, in continua ritirata per il riscaldamento globale.
«Entro il 2100, è attesa infatti una riduzione del 30 per cento degli afflussi rispetto ai livelli attuali, con una maggiore dipendenza da piogge, nevicate e fusione nivale – ha sottolineato Innovando – La variabilità stagionale e l’aumento delle piogge invernali rendono più complessa la pianificazione dei rilasci e la sicurezza degli invasi, costringendo a ricalibrare modelli di previsione e curve di invaso».
Al contempo, l’evoluzione morfologica accelera la sedimentazione e precipitazioni sempre più intense potrebbero spingere tali depositi nel bacino, con impatti sulle operazioni di svuotamento e la sicurezza. De Cesare è stato chiaro: «I cambiamenti saranno rilevanti e imprevedibili: non esiste un consenso chiaro sui tempi e sull’intensità, ma gli effetti sono già visibili».
Se esistesse la macchina del tempo per vedere il Gries Glacier nel 1983 e poi nel 2020, il colpo d’occhio evidenzierebbe una trasformazione chiara del paesaggio alpino, con una forte riduzione delle masse glaciali. E la diga, pertanto, diventa sempre più un elemento chiave di accumulo, compensazione e stabilità idrica.
Laghi, fiumi, ghiacciai, specchi d’acqua: non sono solo parte dei suggestivi paesaggi che attirano turisti da tutto il mondo in Svizzera. Sono anche parte di un ecosistema che, con il contributo fondamentale delle dighe, garantisce alla Confederazione la sua principale forma di produzione energetica, quella idroelettrica.
Un settore che sta evolvendo, soprattutto per far fronte ai cambiamenti climatici. Un caso emblematico è rappresentato dalla diga del Gries, nel Canton Vallese, che può essere d’esempio per la trasformazione del ruolo delle infrastrutture idriche svizzere.
Tra arretramento dei ghiacciai, nuovi regimi di precipitazione e sedimentazione accelerata, sta infatti aumentando l’importanza del suo bacino artificiale nella regolazione delle risorse idriche, tra evoluzione ingegneristica e nuove strategie di gestione multifunzionale dell’acqua. I temi sul tavolo sono svariati, con implicazioni dirette su sicurezza, pianificazione e resilienza territoriale.
Come riportato dal sito Innovando, l’ingegnere civile Giovanni De Cesare, responsabile operativo del Laboratorio di Costruzioni Idrauliche del Politecnico Federale di Losanna, ha sottolineato che siamo di fronte a necessità di cambiamento inevitabili: «Oggi, salvo poche eccezioni, l’acqua ha valore quasi esclusivamente per la produzione idroelettrica. Ma dobbiamo attribuirle un valore economico basato sui diversi usi possibili. In futuro, le dighe serviranno a una pluralità di funzioni».
Dunque, per l’esperto la risorsa idrica deve rispondere a diversi utilizzi, dall’innevamento artificiale alla tutela della biodiversità, fino all’agricoltura alpina e al raffreddamento industriale, senza scordare il bisogno di acqua potabile e di rigenerazione delle falde.
Il dibattito è aperto e, in ambito istituzionale, potrebbe prendere piede l’idea di una strategia nazionale per l’acqua, ma con ampia responsabilità operativa lasciata in mano ai Cantoni, per rispettare le esigenze dei singoli territori e delle rispettive comunità.
Parliamo di una questione di primaria importanza, considerando che, nel 2024, secondo i dati della Conferenza degli acquisti della Confederazione, circa il 59,5% dell’energia elettrica nazionale è stato prodotto grazie alla forza idrica. E al 1° gennaio 2025 erano in esercizio in Svizzera oltre 700 impianti idroelettrici: rispetto all’anno scorso, la potenza massima disponibile al generatore è aumentata di 43 MW.
Dunque, il caso Gries offre spunti per una riflessione inderogabile. Il suo serbatoio, a 2.387 metri di altitudine, si prepara a sostituire progressivamente la funzione regolatrice del ghiacciaio, in continua ritirata per il riscaldamento globale.
«Entro il 2100, è attesa infatti una riduzione del 30 per cento degli afflussi rispetto ai livelli attuali, con una maggiore dipendenza da piogge, nevicate e fusione nivale – ha sottolineato Innovando – La variabilità stagionale e l’aumento delle piogge invernali rendono più complessa la pianificazione dei rilasci e la sicurezza degli invasi, costringendo a ricalibrare modelli di previsione e curve di invaso».
Al contempo, l’evoluzione morfologica accelera la sedimentazione e precipitazioni sempre più intense potrebbero spingere tali depositi nel bacino, con impatti sulle operazioni di svuotamento e la sicurezza. De Cesare è stato chiaro: «I cambiamenti saranno rilevanti e imprevedibili: non esiste un consenso chiaro sui tempi e sull’intensità, ma gli effetti sono già visibili».
Se esistesse la macchina del tempo per vedere il Gries Glacier nel 1983 e poi nel 2020, il colpo d’occhio evidenzierebbe una trasformazione chiara del paesaggio alpino, con una forte riduzione delle masse glaciali. E la diga, pertanto, diventa sempre più un elemento chiave di accumulo, compensazione e stabilità idrica.
Le sfide da affrontare sono complesse. Ma la Svizzera ha tutte le capacità e le competenze per trovare idee replicabili che uniscano la produzione energetica (potenziando le strutture e diversificando su altre fonti) e la salvaguardia di tutti gli equilibri in gioco. Si può innovare il monitoraggio con sensori tech, aggiornare la modellistica ed evolvere la governance. Reti di telemisura ad alta frequenza, simulazioni idro-sedimentologiche e algoritmi predittivi: su questi campi la Confederazione può fare tanto per essere apri-pista verso nuovi modelli di efficienza e sostenibilità.

