Swiss Mirror – Si chiude una porta, si aprono nuove opportunità

I dazi imposti dagli Stati Uniti stanno ridisegnando gli equilibri del commercio globale, e anche la Svizzera è coinvolta. La Confederazione, difatti, si è vista imporre tariffe ad hoc fino al 39%, oltre ad alcune tariffe “universali” volute da Donald Trump su tutti i Paesi, salvo esenzioni specifiche.

Eppure, se si va restringendo il “canale statunitense”, si stanno aprendo diverse opportunità su altri fronti. Infatti, molti Stati sono spronati a valutare accordi commerciali per trovare nuovi sbocchi.

Per quanto riguarda la Svizzera, secondo la Segreteria di Stato dell’economia (Seco), partner tradizionalmente più cauti ora mostrano un interesse crescente a stipulare intese o a potenziare quelli esistenti. 

La Confederazione «si sta effettivamente impegnando più che mai per diversificare i propri scambi commerciali. Gli accordi con India, Mercosur e Thailandia, rimasti a lungo bloccati, stanno ora facendo progressi. Questo riflette la determinazione di Berna a ridurre la propria dipendenza dal mercato statunitense». A dirlo, come riportato da Swissinfo, è stato Guido Cozzi, professore di macroeconomia all’Università di San Gallo ed esperto di commercio globale.

Certo, gli USA rimangono uno dei mercati più importanti al mondo e tagliare totalmente i rapporti con loro non è auspicabile. Tuttavia, oggi gli States sono dei partner considerati meno affidabili rispetto al passato, e diversificare i rapporti commerciali è una questione fondamentale.

Bisogna inoltre tenere conto della contrapposizione tra Pechino e Washington: i Paesi più piccoli devono fare attenzione per non restare schiacciati tra le due superpotenze. Secondo Cozzi, in questo contesto, «è essenziale costruire il maggior numero possibile di ponti commerciali. La Svizzera ha sempre saputo che l’apertura ai mercati globali è uno dei pilastri della sua prosperità e resilienza».

Una novità importante è arrivata a metà settembre. Difatti, la Confederazione, insieme ad altri 13 Paesi – tra cui Cile, Costa Rica, Emirati Arabi Uniti, Nuova Zelanda, Singapore e Norvegia – ha lanciato la Future of Investment and Trade Partnership, un’iniziativa di economie piccole e medie per relazioni commerciali più diversificate.

L’obiettivo – come si legge in un comunicato pubblicato sul sito del Dipartimento federale dell’economia, della formazione e della ricerca – è «influire maggiormente nell’economia mondiale, rafforzare il sistema commerciale basato su regole ed elaborare soluzioni alle sfide del commercio globale».

I focus di questa alleanza sono chiari: adoperarsi per «la resilienza delle catene di approvvigionamento, l’eliminazione delle ostacoli non tariffari al commercio, l’agevolazione degli investimenti e l’uso delle nuove tecnologie nel commercio».

Già oggi la Svizzera è molto più integrata rispetto ad altri Paesi di dimensioni simili. Cozzi ha ricordato gli oltre 30 accordi commerciali che costituiscono «una delle reti globali più fitte. Questa vocazione internazionale è una delle basi storiche dello sviluppo e della prosperità svizzera e resta centrale nella sua strategia».

Dal 2000 a oggi, il volume del commercio mondiale è raddoppiato, e la Confederazione ha sempre dato il suo contributo, basandosi su tre principi cardine: un sistema internazionale condiviso, l’accesso non discriminatorio ai mercati e relazioni economiche che contribuiscono allo sviluppo sostenibile, dentro e fuori i confini nazionali.

Per quanto riguarda i dazi USA, sul piano legale la partita è ancora aperta. Alcuni tribunali statunitensi hanno giudicato illegittimi le tariffe, ma le decisioni sono state impugnate e potrebbero arrivare fino alla Corte Suprema. Non è detto che vengano annullati i dazi: la Seco ritiene anzi improbabile una loro cancellazione.

In attesa di vedere cosa succederà, però, la Svizzera non vuole rimanere ferma. Anzi, vuole giocare d’anticipo in un mondo che comunque sta già cambiando, costruendo una rete di alleanze che la metta al riparo dalle tempeste di Washington.

Anche perché la Svizzera ha molto da offrire al mondo con il suo export. Dagli orologi con marchi riconosciuti ovunque ai prodotti farmaceutici, senza scordare la gioielleria e le materie preziose (perle, pietre e metalli di valore), nonché gli articoli chimici organici o gli strumenti di precisione nel comparto ottico/medicale. E sono solo alcuni esempi di una lista ben più lunga.