Parola chiave: Resilienza
- 24 Settembre 2025
- Posted by: VectorWM
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«La resilienza è la virtù che permette alle persone di attraversare le difficoltà e diventare migliori.»
Citazione tratta da Resilience: Hard-Won Wisdom for Living a Better Life, di Eric Greitens
La resilienza è una virtù. E «permette alle persone di attraversare le difficoltà e diventare migliori», come scrive Eric Greitens. Ma resilienza è una parola chiave anche per l’economia, perché le consente di attraversare periodi di difficoltà, ma, in questo caso, senza assicurare che diventerà migliore, poiché dipende anche dalla lungimiranza dei governanti.
Ed è un concetto chiave del recente report dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico. L’OCSE, in particolare, ha rivisto al rialzo le proprie previsioni di crescita economica globale martedì, con molte economie che finora si sono dimostrate più resilienti del previsto.
Adesso, l’organizzazione si aspetta una crescita globale del 3,2% per quest’anno, rispetto all’espansione del 2,9% prevista a giugno. Mentre le aspettative per il 2026 sono rimaste invariate al 2,9%. Ciò segnerebbe comunque un rallentamento rispetto al 3,3% registrato nel 2024.
«La crescita globale è stata più resiliente del previsto nella prima metà del 2025, soprattutto in molte economie emergenti», ha sottolineato l’OCSE. Precisando: «La produzione industriale e il commercio sono stati sostenuti da un’anticipazione degli scambi in vista di dazi più elevati. I forti investimenti legati all’intelligenza artificiale hanno sostenuto i risultati negli Stati Uniti, mentre il supporto fiscale in Cina ha compensato gli effetti negativi derivanti dalle tensioni commerciali e dalla debolezza del mercato immobiliare».
Da questa resilienza le economie mondiali ne usciranno migliori? Dipende. Da un lato, la crescente adozione di AI potrà spingere la crescita. Tuttavia, l’OCSE ha avvertito che «permangono rischi significativi per le prospettive economiche», poiché gli investimenti e il commercio continuano a risentire di elevati livelli di incertezza politica e di dazi doganali pesanti.
Ampie tariffe sulle merci in ingresso negli Stati Uniti sono entrate in vigore ad agosto, dopo mesi di modifiche, sospensioni temporanee e nuove minacce da parte del presidente statunitense Donald Trump.
«Gli effetti completi degli aumenti tariffari devono ancora manifestarsi – poiché molte modifiche vengono introdotte gradualmente e le imprese inizialmente hanno assorbito parte degli aumenti riducendo i margini – ma stanno diventando sempre più visibili nelle scelte di spesa, nei mercati del lavoro e nei prezzi al consumo», ha sottolineato l’OCSE. Certo, molti Paesi stanno cercando di chiudere degli accordi commerciali, ma gli esiti sono incerti.
L’organizzazione ha parlato anche del mondo delle criptovalute, che a causa di «elevate e volatili valutazioni» pone «rischi per la stabilità finanziaria, data la crescente interconnessione con il sistema finanziario tradizionale».
Focus sugli USA: le previsioni di crescita dell’OCSE sono state riviste al rialzo, ovvero 1,8% per il 2025, rispetto all’1,6% stimato a giugno. Si tratta comunque di un calo significativo rispetto al 2,8% del 2024. L’organizzazione prevede poi una crescita dell’1,5% nel 2026.
Restando negli States, è utile rivedere le parole di questa settimana del presidente della Fed, Jerome Powell: «Negli ultimi mesi, è diventato chiaro che l’equilibrio dei rischi si è spostato, spingendoci ad adottare un orientamento di politica economica più vicino alla neutralità» nella riunione di settembre.
Tuttavia, il banchiere ha aggiunto che «i rischi a breve termine per l’inflazione sono orientati al rialzo e quelli per l’occupazione al ribasso». Inoltre, «gli effetti economici complessivi dei significativi cambiamenti nelle politiche commerciali, di immigrazione, fiscali e normative devono ancora essere valutati».
Pertanto, per la Fed si apre uno scenario in cui muoversi con cautela per preservare sia l’occupazione sia il contenimento dell’inflazione. Per Powell, «se allentiamo troppo aggressivamente, potremmo lasciare incompiuto il lavoro sull’inflazione e dover invertire la rotta in seguito». E «se manteniamo una politica restrittiva troppo a lungo, il mercato del lavoro potrebbe indebolirsi inutilmente». Dunque, oggi non c’è un percorso predefinito scolpito nella pietra, bisognerà valutare di volta in volta i dati macro, per poi prendere le decisioni più strategiche.