Il “galateo” degli investitori
- 22 Maggio 2025
- Posted by: VectorWM
- Categoria: Non categorizzato

«Gli uomini […] devonsi più tosto pesare con la stadera del mugnaio che con la bilancia dell’orafo; ed è convenevol cosa lo esser presto di accettarli non per quello che essi veramente vagliono, ma, come si fa delle monete, per quello che corrono».
Citazione tratta dal Galateo overo de’ costumi, di Giovanni Della Casa
Era il XVI secolo quando venne pubblicato il libro di Giovanni Della Casa sul galateo, che include un concetto molto interessante su come fare le valutazioni: usare «la stadera del mugnaio» anziché «la bilancia dell’orafo», con l’esempio delle monete e di quel «che corrono». Insomma: bisogna trovare il valore “reale” di qualcosa prima di poter emettere un giudizio.
Ed è quello che provano a fare anche le agenzie di rating. Di recente, ha suscitato scalpore la decisione di Moody’s di declassare il giudizio sul credito sovrano degli Stati Uniti, a causa delle preoccupazioni per il crescente debito nazionale.
La società aveva assegnato per la prima volta agli USA il suo rating massimo “Aaa” nel 1919, ed era l’ultima delle principali agenzie di rating a mantenere questa valutazione. Dopo l’annuncio del nuovo giudizio, “Aa1”, è aumentata l’attenzione verso le mosse fiscali del presidente americano, Donald Trump.
«Gli Stati Uniti hanno troppo debito», ha detto Darrell Duffie, professore di finanza a Stanford ed ex membro del consiglio di Moody’s. Dunque, «il Congresso dovrà disciplinarsi, o aumentare le entrate o ridurre la spesa». Tuttavia, l’amministrazione sta procedendo con progetti di tagli fiscali, aumentando le preoccupazioni sul deficit. Anche perché i tagli alla spesa, fatti anche con la collaborazione di Elon Musk, non sembrano attualmente sufficienti per avere un impatto significativo sul bilancio pubblico.
Moody’s ha dichiarato che le proposte fiscali in discussione difficilmente porteranno a una riduzione sostenuta e pluriennale del deficit, stimando che il peso del debito federale salirà al 134% del PIL entro il 2035, rispetto al 98% del 2024.
Il declassamento è arrivato dopo quello delle altre due principali agenzie di rating. Fitch nell’agosto 2023 aveva tagliato il giudizio di un livello, citando un previsto deterioramento fiscale e i continui scontri sul tetto del debito. A togliere la tripla A, prima ancora, ci aveva pensato Standard & Poor’s (nel 2011 dopo la crisi del debito).
I sostenitori del presidente americano, ovviamente, hanno criticato la scelta di Moody’s. Stephen Moore, ex consigliere economico senior di Trump ed economista presso la Heritage Foundation, ha detto a Reuters che è una scelta «oltraggiosa». Aggiungendo che «se un’obbligazione garantita dal governo degli Stati Uniti non è un asset tripla A, allora cosa lo è?».
Comunque, la cosa migliore da fare ora è ragionare sulle possibili conseguenze nel medio termine di questo downgrade. Il declassamento è «la continuazione di una lunga tendenza di irresponsabilità fiscale che alla fine porterà a costi di indebitamento più alti per il settore pubblico e privato negli Stati Uniti», ha dichiarato Spencer Hakimian, CEO di Tolou Capital Management, un hedge fund.
I rendimenti dei Treasury a lunga scadenza potrebbero iniziare una spirale in salita, ha detto Hakimian, a meno che non arrivino notizie economiche tali da spingere verso i Treasury in quanto beni rifugio (nonostante l’addio alla tripla A, restano asset considerati solidi).
Il Segretario al Tesoro, Scott Bessent, ha affermato che l’amministrazione è concentrata sul contenimento dei rendimenti del titolo di stato decennale di riferimento e sulla riduzione della spesa. Ma al momento prevalgono i timori, anche perché il declassamento è arrivato in un momento di forte incertezza nei mercati finanziari statunitensi: la decisione di Trump di imporre dazi ai principali partner commerciali ha alimentato le preoccupazioni degli investitori su un possibile aumento dell’inflazione e un brusco rallentamento economico. Lo scenario potrebbe cambiare qualora i negoziati commerciali andassero a buon fine e venissero siglati accordi con i principali partner.
Nel frattempo, le azioni USA che attualmente scambiano a valutazioni elevate potrebbero essere messe sotto pressione. «Gli investitori iniziano a pensare che forse dovrebbero spostare un po’ di più i loro capitali fuori dagli Stati Uniti», ha dichiarato Campe Goodman, gestore di portafoglio obbligazionario presso Wellington Management Company.
Da gennaio a oggi, in effetti, le Borse europee hanno performato meglio degli States e il trend dovrebbe proseguire in questa scia. Ma per chi sa fare valutazioni adeguate, le occasioni possono celarsi in qualsiasi mercato.