Swiss Mirror – Il risveglio dei musei elvetici
- 5 Dicembre 2024
- Posted by: VectorWM
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Non solo farmaceutica, finanza e orologeria, la Svizzera è anche terra di cultura. E nel 2023 i musei elvetici hanno mostrato un trend di ripresa, come confermano i numeri pubblicati di recente dall’Ufficio federale di statistica (UST).
Nei dodici mesi analizzati, difatti, sono stati registrati 14,95 milioni di ingressi, che significa un aumento del 5% rispetto al 2019, ultimo anno prima della pandemia. La Svizzera ha quindi messo a segno un rialzo del 12% se si considera la media sul periodo 2015-19.
La performance è stata trainata dai musei di scienze naturali (+27% rispetto ai quattro anni pre-covid) e in quelli tecnici (+26%).
Nel 2023 inoltre, sono 67 i musei che hanno registrato almeno 50.000 entrate, il numero più alto dall’inizio del rilevamento della statistica. Per la prima volta, le analisi dell’Ufficio federale di statistica hanno messo in luce anche le informazioni relative ad aspetti quali accessibilità e sostenibilità. Ad esempio, diversi musei, il 39%, erano interamente frequentabili per le persone in sedia a rotelle.
E quasi la metà delle strutture ha organizzato esposizioni con testi redatti in lingua facile (46%) o scritti in caratteri di grandi dimensioni (41%). Mentre il 17% ha messo a disposizione testi in braille o audioguide.
Relativamente alla sostenibilità, il 78% dei musei ha organizzato mostre utilizzando materiali modulari e riutilizzabili. Il 47% ha allestito esposizioni o proposto attività esperienziali al fine di incoraggiare il pubblico a riflettere su questo tema. Un 7% si è addirittura spinto a calcolare la propria impronta di carbonio.
Focalizzandosi sul Ticino, il 2023 è stato nel segno della ripresa anche per il MASI, Museo d’arte della Svizzera italiana, che nel 2025 compirà 10 anni. I visitatori hanno infatti superato quota 66.000 dai 55.000 del 2022, e l’istituto punta ad accelerare ulteriormente per tornare e, chissà, superare i livelli pre-pandemici, ancora distanti considerando che raggiungeva dei picchi di 100.000 visite.
Le potenzialità per fare meglio ci sono. Secondo Bruno Corà, critico d’arte e coordinatore del Polo Culturale della Città di Lugano, il «MASI ha la qualità di essere uno degli avamposti dell’arte contemporanea in Svizzera, ha una programmazione assidua, una struttura e un organico molto forte». Lo ha detto in un’intervista a tvsvizzera.it, ricordando che l’istituto è un ponte tra l’Italia e la Confederazione, con «una posizione chiave perché ha relazioni con città come Milano, Firenze e Torino», nonché «altre città elvetiche che hanno importanti musei come Basilea e Zurigo».
Secondo i report annuali, la maggior parte del pubblico arriva dalla Svizzera tedesca: le presenze totali orbitano sempre attorno al 30%. Una nota molto positiva riguarda l’Italia: i visitatori oltreconfine che vengono al MASI sono tornati circa ai livelli pre-pandemici (17%). Mentre i ticinesi che visitano il museo rappresentano il 23%.
Il legame con l’Italia, e soprattutto la Lombardia, è confermato anche da Sarah Greenwood, responsabile Comunicazione, Marketing e Fundraising del MASI. «Vista la nostra posizione geografica e culturale», la regione d’oltreconfine «rappresenta per noi un pubblico di grande importanza. Le frontiere geografiche del nostro pubblico principale si estendono da Zurigo a Milano».
E non bisogna trascurare Como, città che da qualche anno sta vivendo flussi turistici di rilievo. MASI ha iniziato ad aumentare i propri investimenti pubblicitari nella città lombarda. «I risultati sono stati evidenti: a settembre abbiamo organizzato una giornata a ingresso gratuito, che ha attratto oltre 2.500 persone», ha osservato Greenwood, spiegando che molti dei partecipanti hanno dichiarato di provenire da Como.
La strategia generale futura è stata illustrata bene da Henry Peter, presidente della Fondazione Masi, in un’intervista al Giornale dell’Arte: bisogna cercare di «offrire delle mostre di ottimo livello e di attrarre un ampio pubblico. È fondamentale ma allo stesso tempo difficile trovare un giusto equilibrio tra le qualità delle mostre, senza che queste siano troppo elitarie. Non vanno mostrati solo artisti di fama internazionale, ma anche artisti svizzeri e ticinesi, senza dimenticare artisti giovani, spesso di grande valore. Occorre anche lavorare sulle infrastrutture e in quest’ottica stiamo affrontando la questione dei depositi necessari al Masi per meglio svolgere la propria attività».