La penna, la tastiera e le parole

«Occorrerebbe per la penna, come si usa per ogni micidiale strumento, il porto d’armi.»

Citazione tratta da Bluff di parole, di Gesualdo Bufalino

 

Le parole sono importanti. Tanto che Gesualdo Bufalino scrisse che «occorrerebbe per la penna, come si usa per ogni micidiale strumento, il porto d’armi». E oltre a quelle scritte con la penna, bisogna fare attenzione a quelle digitate con la tastiera.

Pensiamo al potere che hanno i leader dei governi quando pubblicano delle dichiarazioni sul web. Il presidente-eletto degli States, Donald Trump, questa settimana ha postato frasi che hanno impattato in maniera significativa sui mercati. In particolare, ha promesso di imporre un ulteriore 10% di dazi sulle importazioni cinesi e tariffe del 25% su tutti i prodotti provenienti da Messico e Canada.

Le prospettive di guerre commerciali destano quindi preoccupazione e in borsa, per esempio, hanno sofferto soprattutto i titoli automotive con filiere integrate nei Paesi che saranno colpiti dalle normative, quando Trump si insedierà.

«Stiamo solo vedendo l’inizio della volatilità, e questa continuerà man mano che la retorica persiste», ha affermato Justin Onuekwusi, CIO di St. James’s Place. «È molto difficile valutare se si tratta di una minaccia, di una promessa o di uno strumento di negoziazione».

Tuttavia, c’è anche chi tende a mitigare le preoccupazioni. «Vediamo ancora le tariffe come una strategia e pensiamo che l’abbaio sarà peggiore del morso», ha detto Andrew Brenner di NatAlliance Securities.

La stampa statale cinese ha risposto dicendo che l’iniziativa potrebbe trascinare le due principali economie mondiali in una guerra tariffaria reciprocamente distruttiva. In un editoriale apparso sul quotidiano China Daily, il Partito comunista ha infatti detto che «non ci sono vincitori nelle guerre tariffarie. Se gli Stati Uniti continuano a strumentalizzare politicamente le questioni economiche e commerciali trasformando i dazi in armi, non lasceranno indenne nessuna delle parti».

Passando alla politica monetaria, gli investitori monitorano attentamente anche le parole della Federal Reserve. E quindi è necessario vagliare i verbali del suo direttorio di politica monetaria del 6-7 novembre, che sono stati pubblicati questa settimana. I componenti dell’organismo si sono trovati d’accordo sul fatto che l’attività economica ha continuato a espandersi a ritmi solidi. Anche se le condizioni del mercato del lavoro si sono generalmente «attenuate e il tasso di disoccupazione è risalito, ma restando basso».

I funzionari, inoltre, hanno concordato che «l’inflazione ha compiuto progressi verso l’obiettivo del 2%, ma che resta in qualche misura elevata».

Quanto alle prospettive di politica monetaria, i funzionari della FED hanno anticipato che probabilmente «sarà appropriato muoversi gradualmente verso una linea monetaria più neutrale, nel corso del tempo, se i dati risulteranno in linea con le attese, con l’inflazione che continuerà a muoversi in maniera sostenibile verso il 2% e l’economia vicina alla massima occupazione».

Soffermandosi sull’Europa, i trader guardano alle parole in casa BCE. L’economia del Vecchio Continente è più fragile di quella americana e la speranza è che l’istituto scenderà in campo in modo deciso per supportare l’economia.

Anche se Isabel Schnabel, membro del Comitato esecutivo della banca centrale, nei giorni scorsi ha rilasciato dichiarazioni non troppo entusiasmanti: «L’economia europea è ancora stagnante e la contrazione dell’attività manifatturiera non è una sorpresa, viste tutte le incertezze con cui si devono fare i conti». Ma «l’inflazione potrebbe continuare a fluttuare».

Così Schnabel ha invitato alla prudenza nelle scelte di politica monetaria: «Penso ci si debba muovere in modo graduale, se i dati in arrivo continueranno a confermare i presupposti di base. Vorrei sottolineare la parola graduale per tre motivi, ovvero che l’inflazione dei servizi è ancora elevata, che dobbiamo essere attenti a nuovi shock e che ci stiamo avvicinando a un territorio neutrale».

E su un possibile taglio netto di 50 punti base, infine, ha detto che non esclude «mai nulla, ma ho una forte preferenza per un approccio graduale».

 Mentre il capo economista della Bce, Philip Lane, ha ricordato l’importanza dell’approccio decisionale “volta per volta”, per «rispondere a un contesto economico in continuo cambiamento, migliorando la nostra capacità di raggiungere efficacemente i nostri obiettivi».