Quel che gli esperti sanno

«Non bisogna giudicare gli uomini da quello che ignorano, ma da quello che sanno, e dal modo in cui lo sanno.»

Citazione tratta da Riflessioni e massime, del Marchese di Vauvenargues

 

Il Marchese di Vauvenargues scriveva che «non bisogna giudicare gli uomini da quello che ignorano, ma da quello che sanno, e dal modo in cui lo sanno». Una frase che si può interpretare come uno sguardo alle competenze personali, fondamentali per capire (anche) cosa sta succedendo sui mercati, focalizzandosi sulle osservazioni degli esperti.

Dopo la recente decisione della Federal Reserve, che ha avviato il tanto atteso allentamento con un taglio netto dei tassi di interesse di 50 punti, portando la forchetta del costo del denaro al 4,75%-5%, la domanda è: adesso cosa ci dobbiamo aspettare?

In primis, è utile tornare su “quel che sa” il presidente dell’istituto, Jerome Powell, che ha confermato l’impegno della banca centrale a sostenere un basso tasso di disoccupazione ora che l’inflazione si è raffreddata. «Abbiamo iniziato bene e con forza e sono molto contento di averlo fatto», ha detto il numero uno della Fed.

Powell ha poi sottolineato che questa mossa non riflette un ritardo delle tempistiche del taglio, ma piuttosto l’intenzione di non rimanere indietro in futuro. Si tratta di una riduzione delle restrizioni, non di un’aggiunta di stimoli.

Relativamente a cosa potrebbe accadere prossimamente, è interessante ascoltare “quel che sa” Eric Winograd, US Economist di AllianceBernstein. «Sebbene il mercato si sia concentrato sull’entità del taglio, a mio avviso le prospettive a medio termine sono più importanti», ha detto l’esperto. Adesso, guardando al celebre grafico a punti della banca centrale americana, sono possibili ulteriori «tagli di 25 punti base in ciascuna delle prossime due riunioni della Fed, seguiti da tagli trimestrali sempre di 25 punti base».

Ma la banca guidata da Powell «può muoversi in modo più aggressivo se necessario», ha aggiunto Winograd, che ritiene le previsioni dell’istituto troppo ottimistiche. Il riferimento è alla stima di un’accelerazione del PIL del 2% per ciascuno dei prossimi quattro anni, con un tasso di disoccupazione al 4,4%. L’esperto ha ipotizzato invece «che il prossimo anno il PIL si espanderà a un tasso più vicino all’1% che al 2% e, di conseguenza, mi aspetto che la Fed allenterà i tassi di interesse più di quanto suggerito dal grafico a punti, arrivando al 2,75-3,0% entro la fine del 2025».

Passando a “quel che sa” Bret Kenwell, US investment analyst di eToro, possiamo essere fiduciosi: «Le prospettive a lungo termine rimangono promettenti: finché l’economia regge e l’inflazione non torna a crescere, i tassi più bassi e la forte crescita degli utili possono continuare a far salire i titoli nel lungo periodo».

 

Volando in Europa, si può contare sulle competenze di Hsbc, che ha detto di aspettarsi che la BCE taglierà i tassi di interesse di 25 punti base ad ogni riunione da ottobre ad aprile del prossimo anno, a valle dei dati economici più deboli.

Qualora la previsione si avverasse, il tasso di deposito di riferimento arriverebbe al 2,25%. «A quel punto, la politica monetaria sarebbe arrivata ad essere vicina alla neutralità o addirittura leggermente di stimolo – ha sottolineato Hsbc – In precedenza ci aspettavamo tagli ogni due riunioni fino a un tasso di deposito di riferimento del 2,5% nel mese di settembre 2025».

I dati pubblicati nel corso della settimana hanno mostrato che l’attività economica della zona euro, nel suo complesso, ha visto una sensibile e inaspettata contrazione questo mese, mentre il settore dominante dei servizi si è stabilizzato, alimentando quindi le aspettative di nuovi tagli dei tassi a breve da parte della Banca centrale europea.

Facendo un focus sulle competenze dell’OCSE, possiamo soffermarci sulle prospettive economiche pubblicate il 25 settembre. La crescita del PIL mondiale dovrebbe stabilizzarsi al +3,2% nel 2024 e nel 2025. Inoltre, secondo l’organismo internazionale con sede a Parigi, l’inflazione continuerà a calare, affiancata da un «miglioramento dei redditi reali e dalla politica monetaria meno restrittiva di numerose economie».

Relativamente agli Stati Uniti, l’ente guidato da Mathias Cormann, ha specificato che «la crescita annuale del PIL dovrebbe rallentare, ma potrà comunque beneficiare di un ammorbidimento della politica monetaria». Secondo le prospettive OCSE, l’economia statunitense dovrebbe crescere del 2,6 % nel 2024 e dell’1,6% nel 2025.