Swiss Mirror – Alla scoperta di nuovi farmaci con l’AI

L’utilizzo delle tecnologie per la scoperta di nuovi farmaci è una dinamica ormai imprescindibile per le aziende farmaceutiche, alla continua ricerca di paradigmi innovativi per il trattamento delle malattie. E la Svizzera è all’avanguardia in questo campo, non solo grazie alla presenza di grandi gruppi, ma anche per merito di startup altamente innovative.

 

Come Endogena Therapeutics, specializzata nella drug discovery. Emblematico è il caso della scoperta del candidato farmaco EA-2353 per la retinite pigmentosa, una rara malattia degenerativa degli occhi. La storia di questo traguardo, tuttavia, è cominciata senza un approccio tech. Per anni il co-fondatore della startup e chimico farmaceutico Matthias Steger ha continuato ad annotare le sue ricerche sul quaderno. Poi, l’utilizzo della tecnologia e la fondazione della startup hanno segnato un punto di svolta. Così, oggi, Endogena si distingue per la sua piattaforma di drug discovery che sfrutta l’Intelligenza Artificiale.

 

«Portare un nuovo farmaco sul mercato richiede una media di dieci anni e circa 2,5 miliardi di dollari (2,3 miliardi di franchi)», ha spiegato Steger a Swissinfo. Aggiungendo che «scoprire una nuova molecola è come trovare un ago in un pagliaio. Anche chi ha molta esperienza in campo chimico deve sempre un po’ tirare a indovinare».

Un’intuizione importante per l’avviamento di Endogena è arrivata dall’altro co-fondatore, Gisbert Schneider, il quale ha utilizzato i suoi modelli di Intelligenza Artificiale per identificare le molecole oggetto delle ricerche. La società è così arrivata a testare e sintetizzare molecole per generare due candidati farmaci, tra cui EA-2353.

«Non so se saremmo stati in grado di trovare il candidato farmaco senza l’IA», ha detto Steger, perché gli algoritmi riescono a identificare schemi invisibili all’occhio umano. La possibilità che l’IA possa aiutare la scoperta di nuovi farmaci, con minori tempi e costi rispetto alle metodologie tradizionali, sta portando un crescendo di investimenti.

Secondo uno studio del Boston Consulting Group del 2023, negli ultimi dieci anni sono stati investiti oltre 18 miliardi di dollari in circa 200 aziende e startup biotecnologiche in cui l’IA ricopre un ruolo chiave per la scoperta di farmaci. Anche colossi svizzeri come Roche e Novartis, naturalmente, sono molto attivi su questo fronte. Proprio Roche, per esempio, l’anno scorso ha lanciato una partnership con il produttore di chip statunitense Nvidia per accelerare la scoperta di farmaci. Mentre Novartis ha offerto a Isomorphic Labs, una divisione di Google DeepMind (ramo dedicato all’AI del gigante americano), 37,5 milioni di dollari di anticipo e altri 1,2 miliardi di dollari di saldo al raggiungimento di determinati risultati nello sviluppo di tre nuovi prodotti.

La corsa a questo approccio tech è in continuo incremento. Le ultime generazioni di modelli di Intelligenza Artificiale, infatti, sono in grado di analizzare enormi quantità di dati utili per la scoperta di farmaci, un’attività che necessita l’anlisi migliaia di miliardi di cellule. Si pensi che, nel 2020, DeepMind ha lanciato AlphaFold, un algoritmo AI che è stato fondamentale per determinare le strutture proteiche del SARS-CoV-2, consentendo pertanto di sviluppare vaccini anti-Covid in tempi record.

 

Secondo Fortune Business Insights, la dimensione del mercato globale dell’Intelligenza Artificiale nella scoperta di farmaci è destinata a crescere da 3,54 miliardi di dollari nel 2023 a 7,94 miliardi di dollari entro il 2030, con un tasso CAGR del 12,2%.

Tuttavia, per il successo non basta da sola l’AI. Servono innanzitutto scienziati competenti. E anche quando un’azienda ha tutti i requisiti necessari, la drug discovery resta un’attività alquanto complessa. Nonostante l’entusiasmo per le nuove tecnologie, le società farmaceutiche sono ancora caute nel pubblicizzare i risultati ottenuti con l’AI. Lo sviluppo di farmaci ha un tasso di insuccesso elevato e l’impiego dell’Intelligenza Artificiale, in fondo, è ancora agli inizi.

Come riportato da Swissinfo, Yaroslav Nikolae, esperto della materia, ha detto che difficilmente «il tasso di fallimento del 90% migliorerà drasticamente nel prossimo futuro. Al massimo potrebbe scendere al 70%». Serve ancora tempo per addestrare l’IA nello sviluppo di farmaci. Ma le potenzialità sono sconfinate e i player elvetici sono pronti per valorizzarle.