Il destino delle speranze

«Le speranze hanno quel certo destino da compiere, nascere l’una dall’altra, ed è per questo che, malgrado le tante delusioni, non sono ancora finite a questo mondo.»

Citazione tratta da Le intermittenze della morte, di José Saramago

 

Come scrisse Saramago, le speranze hanno un «destino da compiere» e, nonostante le delusioni, «non sono ancora finite a questo mondo». Un paradigma che riecheggia anche nell’esperienza degli investitori, mossi dalla speranza di un futuro di crescita. E capitano le delusioni ma, alla fine, l’investitore paziente e lungimirante viene premiato dai rendimenti sul lungo termine.

Attualmente, le speranze di chi opera sui mercati sono legate all’agire delle banche centrali. Concentrandoci sul Vecchio Continente, i banchieri centrali tedeschi vorrebbero una pausa sui tassi a luglio, dopo la riduzione ormai certa di giugno. Tuttavia, molte voci all’interno della Banca centrale europea preferiscono lasciare ogni opzione aperta, senza escludere l’ipotesi di un doppio taglio consecutivo.

François Villeroy de Galhau, governatore della Banca di Francia e membro del consiglio direttivo della BCE, ha di recente rilasciato un’intervista al giornale tedesco Boersen-Zeitung. In particolare, ha sottolineato che è meglio avere «la massima opzionalità possibile». Lanciando poi un messaggio preciso: «A volte leggo che dovremmo tagliare i tassi solo una volta al trimestre, quando sono disponibili nuove proiezioni economiche, e quindi escludere luglio», ma «perché mai dovremmo farlo, se decidiamo riunione per riunione e siamo dipendenti dai dati? Non dico che dovremmo impegnarci già su luglio, ma manteniamo libertà sui tempi e sul ritmo della riduzione dei tassi».

Piero Cipollone, membro del comitato esecutivo della BCE, è sulla stessa scia: «Mi aspetto una prima mossa per ridurre i tassi alla prossima riunione. I dati recenti vanno in questa direzione e rafforzano la fiducia che saremo in grado di ridurre l’orientamento restrittivo della politica monetaria. Poi dovremo discutere, vedremo, dipenderà dai dati».

Dall’altro lato, leggendo su Bloomberg le dichiarazioni del presidente della Bundesbank, Joachim Nagel, si evince nitidamente la linea “ultra prudente” di stampo teutonico: «Se c’è un taglio dei tassi a giugno, poi dobbiamo aspettare. Credo che dovremo aspettare forse fino a settembre». Sulla stessa lunghezza d’onda anche il membro tedesco del consiglio direttivo, Isabel Schnabel, che ha fatto capire di essere contraria a un duplice taglio consecutivo.

La linea dei banchieri centrali tedeschi sta influenzando le speranze dei mercati, che non si aspettano una ulteriore riduzione a luglio; complessivamente, gli operatori prevedono 2-3 tagli quest’anno.

Per quanto riguarda giugno, non sembrano esserci dubbi e Villeroy ha parlato di «accordo raggiunto». Il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, parlando al recente G7 dell’economia a Stresa, ha detto che «il consenso si è allargato e che anche coloro che avevano più dubbi si stanno avvicinando» alla scelta di dare una sforbiciata al costo del denaro il 6 giugno.

Al momento, i tassi sui depositi sono al 4%, mentre il tasso neutrale, quello che non frena né stimola l’economia, è considerato tra il 2% e il 2,5%. Pertanto, anche dopo i primi tagli, l’Eurotower resterà comunque in territorio restrittivo, continuando a comprimere la domanda.

Nei giorni scorsi, il capo economista dell’istituto, Philip Lane, ha ricordato che deve ancora essere trasmessa all’economia una parte «sostanziale» della stretta monetaria relativa ai passati aumenti dei tassi. Lane ha poi ribadito che la BCE può muoversi in autonomia rispetto alle mosse della FED. 

Quest’ultima sembra indirizzata su una rotta diversa, come è emerso dai verbali pubblicati la settimana scorsa. La Federal Reserve potrebbe restare orientata sui tassi alti per un periodo più lungo del previsto. Infatti, l’inflazione sta scendendo più lentamente delle attese e vari componenti della banca centrale americana sono pronti addirittura ad alzare i tassi di interesse se necessario.

Nei verbali è stato scritto nero su bianco: «I dati suggeriscono che il processo di disinflazione impiegherà più tempo delle attese». Come ampiamente previsto, a inizio mese, la FED ha lasciato invariati i tassi di interesse, mantenendo quindi l’intervallo obiettivo dei Fed Funds tra il 5,25% e il 5,50%.

Le stime di inizio anno del mercato erano di molteplici tagli negli States nel corso del 2024, mentre adesso le speranze si sono ridotte a un solo allentamento nel secondo semestre. Una delusione? Forse, ma la speranza resta e i mercati continuano a crescere nel lungo periodo.