Swiss Mirror: Innosuisse, un anno da record

Innosuisse ha chiuso un annata straordinaria ed è sulla buona strada per raggiungere gli obiettivi del periodo 2021-2024. È quanto emerso dalla recente approvazione, da parte del Consiglio Federale della Svizzera, del rapporto annuale 2023 dell’Agenzia elvetica per la Promozione dell’Innovazione.

I numeri, infatti, sono positivi: alla fine dello scorso anno, il programma di coaching di Innosuisse contava quasi 600 startup partecipanti, un record. E nell’arco del 2023, l’ente ha stanziato complessivamente più di 490 milioni di franchi, salendo al livello più alto di finanziamenti assegnati fino ad oggi.

Una parte non trascurabile del merito è da ricondurre al bando Swiss Accelerator, che è stato lanciato e attuato come contromisura per la mancata associazione della Svizzera al programma Orizzonte Europa dell’Unione Europea. Difatti, Innosuisse utilizza lo Swiss Accelerator affinché le startup e le piccole e medie imprese possano crescere dopo il loro ingresso sul mercato.

Ma tutte queste esperienze non sono destinate a rimanere chiuse esclusivamente nei confini elvetici. Innosuisse, infatti, ha lavorato per avere un profilo internazionale e i primi risultati sono interessanti. In primis, quest’anno l’ente presiederà TAFTIE, la rete europea delle principali agenzie nazionali di innovazione. Inoltre, per il 2025-2026 è in lizza per la presidenza di EUREKA, un’iniziativa di 50 Paesi indipendente dai programmi quadro della Commissione europea, finalizzata alla promozione di progetti innovativi di cooperazione transfrontaliera orientati al mercato.

La dinamicità dell’azione di Innosuisse si deve al suo particolare status. Nel dettaglio, si tratta di un ente di diritto pubblico della Confederazione, dotato di personalità giuridica, che possiede autonomia organizzativa e gestionale attraverso una contabilità propria.

Tra i progetti sostenuti dall’Agenzia di maggior interesse c’è sicuramente CircuBAT, che si occupa di una tematica fondamentale: migliorare la sostenibilità delle batterie dei veicoli elettrici in tutte le fasi del loro ciclo di vita. L’obiettivo è ridurre l’impronta ecologica, creando un modello di business circolare.

«Le batterie agli ioni di litio non sono ancora sostenibili e la loro produzione si basa ancora su materie prime, alcune delle quali classificate come critiche, la cui estrazione è problematica», ha spiegato Andrea Vezzini, professore dell’Università di Scienze Applicate di Berna, che guida CircuBAT.

Considerando che la quota di vendite di veicoli elettrici è aumentata negli ultimi anni ed è destinata ad aumentare anche in futuro, il valore strategico di questa iniziativa è innegabile. In particolare, il progetto faro CircuBAT riunisce oltre 30 partner dell’industria e del mondo accademico elvetici. Tutti lavorano ad un proprio sottoprogetto, con l’obiettivo di ottimizzare ogni fase della catena del valore di una batteria: dalla creazione di modelli riparabili all’efficientamento della gestione, fino alle modalità di smontaggio e riutilizzo dei componenti.

Uno degli obiettivi «è quello di separare le parti per accedere ai componenti della cella senza distruggerli», ha chiarito Christian Ochsenbein, responsabile del Centro svizzero per la tecnologia delle batterie. «Oggi questo processo viene svolto manualmente, con un’alta intensità di manodopera, richiede molto tempo ed è pericoloso. Stiamo quindi lavorando per sviluppare metodi di automazione con l’aiuto di robot». Seguendo tale strategia, si potrebbe anche fornire ai produttori una guida per costruire batterie ottimizzate per la riparazione e lo smontaggio.

Attualmente, le batterie per autoveicoli hanno una durata media di circa dieci anni nella loro prima vita e, generalmente, possiedono una capacità di accumulo residua pari all’80% della capacità iniziale. Dunque, possono essere riutilizzate come batterie di accumulo nella rete elettrica. «È stato quindi sviluppato un modello di invecchiamento delle batterie che consente di decidere in modo rapido e conveniente se e quando una batteria debba essere rimossa dal suo primo utilizzo e passare al secondo, o se debba essere riciclata immediatamente», ha sottolineato Vezzini.

Certo, le sfide per creare un sistema completo di recupero sono ancora tante, ma la determinazione di CircuBAT e il supporto di Innosuisse lasciano ben sperare.