La scienza e l’ipotesi

«La scienza è fatta di dati come una casa è fatta di pietre. Ma un ammasso di dati non è scienza più di quanto un mucchio di pietre sia una vera casa.»

Citazione tratta dal libro La scienza e l’ipotesi, di Henri Poincaré

 

I dati sono fondamentali per capire l’economia. Ma, come insegna il matematico e filosofo Henri Poincaré, «un ammasso di dati non è scienza più di quanto un mucchio di pietre sia una vera casa». Insomma: i dati vanno inseriti in un contesto per poi essere analizzati, facendo così ipotesi serie (sempre eventuali ma con basi scientifiche). Un principio importantissimo anche per chi opera sui mercati.

Basti pensare alla Cina: quanti dati e quante informazioni abbiamo sul gigante asiatico? Tantissimi, però saperli analizzare per capire l’andamento futuro della sua economia non è così semplice. Degli spunti interessanti arrivano da un recente report dell’ISPI (Istituto per gli studi di politica internazionale), in cui vengono evidenziate luci e ombre sulle prospettive di Pechino.

Sicuramente, tra le note negative, c’è la questione Covid, che nel Paese asiatico è particolarmente preoccupante poiché i vaccini cinesi non si stanno mostrando efficaci come quelli occidentali. L’ISPI, pertanto, sottolinea che «un’ondata di casi è destinata a fermare la produzione nelle fabbriche e a rallentare pesantemente l’erogazione di diversi servizi. Il primo trimestre del 2023 potrebbe rivelarsi difficile nelle province più periferiche, ma le maggiori città probabilmente raggiungeranno il picco prima del Capodanno cinese».

Il sentiment degli investitori potrebbe quindi richiedere un po’ di tempo prima di tornare su livelli “ottimistici”, anche perché aleggiano preoccupazioni sull’export di Pechino. «Detto questo – prosegue l’ISPI – ci si aspetta comunque che il PIL cinese registri un rapido e significativo recupero nel 2023, grazie alla base bassa del 2022 e alla domanda repressa. Ciò corrisponde ad una crescita del PIL del 5,5% nel 2023».

L’Istituto si è poi soffermato sulle ipotesi circa l’andamento dei prezzi. «L’accelerazione economica eserciterà una pressione al rialzo sull’inflazione indotta dalla domanda nel 2023, soprattutto per quanto riguarda il prezzo degli alimenti nel primo trimestre, a causa della base bassa di quest’anno». Tuttavia, la spinta al rialzo dei prezzi dei generi alimentari rallenterà man mano che diminuirà l’effetto della base bassa. Bisogna poi considerare che, in Cina, sia il PPI (Producer Price Index) che il prezzo unitario delle esportazioni sono diminuiti negli ultimi mesi, e pertanto è lecito presupporre «che l’inflazione aumenti solo moderatamente nel 2023».

Un altro elemento positivo per l’economia del colosso asiatico riguarda la Banca Popolare Cinese, che – sempre secondo l’analisi dell’ISPI – «avrà probabilmente un maggiore margine di manovra per le proprie politiche monetarie grazie alla bassa inflazione e anche al probabile picco del processo di rialzo della Fed nel marzo 2023». L’istituto procederà comunque con cautela, poiché il tasso d’interesse attuale è già moderato in Cina.

In Cina, infatti, è predominante una strategia espansiva basata sulla liquidità a sostegno la crescita; per questo è probabile che «la Banca Popolare Cinese si concentrerà maggiormente sull’iniezione di fondi per mantenere l’attuale liquidità, anziché abbassare significativamente il tasso d’interesse».

Nel 2023, bisognerà comunque prestare attenzione a tre dinamiche. La prima: un ritorno a lockdown rigorosi se la diffusione del Covid dovesse raggiungere livelli ancor più pericolosi di quelli attuali. L’ISPI ricorda che «la velocità fulminea con cui la Cina ha riaperto dopo tre anni di politiche zero Covid ha provocato una straordinaria impennata di casi». Una situazione resa ancor più preoccupante dal fatto che il tasso di vaccinazione – lo ribadiamo: con vaccini meno efficaci di quelli occidentali – è ancora molto basso tra gli anziani (meno del 40% degli ultraottantenni ha ricevuto la terza dose).

La seconda potenziale fonte di problematiche riguarda il mercato immobiliare, qualora le misure approvate dalle autorità non dovessero avere gli esiti sperati. La terza deriva dalle relazioni tra Casa Bianca e Pechino, che potrebbero diventare più tese.

Tuttavia, pur con tutte le cautele del caso, l’ipotesi finale dell’ISPI è chiara: «Nel complesso, il 2023 dovrebbe essere un anno ragionevolmente positivo per l’economia cinese, soprattutto rispetto al 2022».