Fare con quello che c’è
- 3 Novembre 2022
- Posted by: VectorWM
- Categoria: Non categorizzato
«Ora non è tempo per pensare a ciò che non hai. Pensa a quello che puoi fare con quello che c’è.»
Citazione tratta da Il vecchio e il mare, di Ernest Hemingway
Un investitore vorrebbe avere, davanti a sé, prospettive rosee: crescita continua, congiunture favorevoli, prospettive macroeconomiche incoraggianti, politiche monetarie espansive. Ma non si può sempre avere tutto questo. Così, durante i periodi complessi, è bene seguire l’insegnamento di Hemingway: «Ora non è tempo per pensare a ciò che non hai. Pensa a quello che puoi fare con quello che c’è».
Nel nostro caso, significa analizzare lo scenario economico, valutare le probabili evoluzioni e anticiparle con un’adeguata strategia di portafoglio. Oggi, per poter applicare questo modus operandi, è necessario monitorare le mosse delle banche centrali.
Nell’Eurozona, la BCE, con l’obiettivo di combattere l’inflazione, ha messo in conto di alzare nuovamente i tassi d’interesse. Lo ha annunciato di recente Christine Lagarde, presidente dell’Eurotower, in un’intervista al quotidiano lettone Delfi: «L’inflazione è ancora troppo alta nell’area dell’euro nel suo complesso». Di recente «abbiamo deciso di aumentare i tassi di interesse per la terza volta consecutiva. E prevediamo di aumentarli ulteriormente per assicurarci che l’inflazione ritorni tempestivamente al nostro obiettivo di medio termine del 2%».
Il 27 ottobre, nel dettaglio, la BCE ha alzato i tassi d’interesse di 75 punti base. Ad oggi, il tasso principale è al 2%, il tasso sui depositi all’1,5% e il tasso sui prestiti marginali al 2,25%. Si tratta del terzo incremento dopo quello dello 0,5% dello scorso luglio, e quello da 0,75 di inizio settembre. Lagarde ha sottolineato che «più a lungo l’inflazione si mantiene su livelli così elevati, maggiore è il rischio che si diffonda nell’economia. I consumatori e le imprese inizierebbero ad aspettarsi tassi di inflazione più elevati in futuro e questo è pericoloso. È una situazione che dobbiamo evitare. Ecco perché siamo determinati a fare tutto il necessario per riportare l’inflazione al nostro obiettivo».
La numero uno della BCE non ha dubbi: «Una banca centrale deve concentrarsi sul proprio mandato. Il nostro mandato è la stabilità dei prezzi e dobbiamo realizzarla utilizzando tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione, scegliendo quelli che saranno più appropriati ed efficienti». Lagarde, in pratica, ha voluto far passare il messaggio secondo cui tassi di inflazione costantemente elevati sono dannosi per la società, perché rendono tutti più poveri. All’opposto, i prezzi stabili forniscono le basi per un’economia ben funzionante, a vantaggio di tutti.
«L’aumento dei prezzi dell’energia e dei generi alimentari – ha precisato – è ancora il principale motore dell’aumento dei prezzi. Stiamo vedendo sempre più che questi costi energetici più elevati si stanno diffondendo in un numero sempre maggiore di settori dell’economia». Così ha motivato la strategia politica dell’Eurotower mentre, dall’altra parte dell’oceano, anche la FED prosegue con la stretta.
La banca centrale americana questa settimana ha alzato (ancora) i tassi di interesse (+0,75%); il costo del denaro è così salito in una forchetta fra il 3,75% e il 4%. Tuttavia il numero uno della FED, Jerome Powell, ha detto che si sta avvicinando un rallentamento della velocità dei rialzi, che «potrebbe essere alla prossima riunione o a quella dopo»
A valle di tale scenario, un’analisi pubblicata sul magazine Insurzine suggerisce che il nuovo paradigma dei mercati è il passaggio dalla strategia del Growth (crescita) a quella del Value (valore). Una dinamica che vale per tutti i settori economici, dall’industriale al bancario fino all’assicurativo.
Questo cambio di impostazione deriva da un ragionamento interessante che parte da un dato di fatto: i colossi del settore tecnologico – Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft (GAFAM) – stanno pagando uno scenario incerto tra rialzi dei tassi, inflazione e problemi al sistema delle forniture.
Ma tra queste sigle, Apple è quella meno penalizzata. Perché? Il motivo riguarda la Fidelizzazione del cliente, o Retention. Il colosso dell’elettronica ha infatti dimostrato di saper mantenere lo zoccolo duro dei suoi clienti (affezionati alla qualità del prodotto) e, anche se non cresce in volumi a causa della congiuntura, riesce a mantenere quella massa critica di Value che ad oggi soddisfa gli investitori più di altre realtà tech.