L’arte di imporre la propria tesi

«Colui che disputa non lotta per la verità, ma per imporre la propria tesi»

Citazione da L’arte di ottenere ragione, di Arthur Schopenhauer

 

Cosa succederà all’economia mondiale nei prossimi mesi? Nessuno possiede la verità e la disputa è aperta, ma i mercati, come scrisse Schopenhauer, stanno lottando per «imporre la propria tesi». Ovvero che ci sono alcuni elementi che fanno sperare in un rilancio delle attività economiche nel 2021. L’ottimismo dei mercati si capisce anche dal fatto che il Dow Jones, durante la settimana, ha superato per la prima volta la soglia di 30.000 punti.

In un clima caratterizzato già dall’entusiasmo per le prospettive dei candidati vaccini anti Covid-19, le Borse hanno guardato con ottimismo al via libera alla transizione di poteri negli Stati Uniti verso il presidente eletto, Joe Biden. Lunedì l’attuale inquilino della Casa Bianca, Donald Trump, ha infatti accettato di iniziare il processo per l’insediamento del Democratico, dopo che per settimane si era opposto. La decisione di iniziare la transizione è stata presa dall’ente incaricato, il GSA (General Services Administration), che è autonomo dal governo, ma che in questo caso aspettava il “sì” del presidente uscente. La decisione è arrivata in seguito alla certificazione della vittoria di Biden nello stato del Michigan e alle pressioni subite da Trump da parte di altri politici Repubblicani, nonché da importanti manager e imprenditori, che hanno ritenuto l’impasse istituzionale dannosa per la democrazia, la sicurezza e l’economia.

Trump ha comunque fatto sapere che porterà avanti la sua battaglia per imporre la propria tesi di brogli diffusi – ad oggi priva di elementi concreti e rigettata dai tribunali interpellati – per rimanere alla Casa Bianca, ma secondo il New York Times, l’autorizzazione all’inizio del processo di transizione «è un segno forte che l’ultimo tentativo del presidente di ribaltare i risultati delle elezioni sta arrivando alla fine».

Relativamente ai progressi scientifici contro il Covid-19, lunedì mattina il gruppo farmaceutico anglo-svedese AstraZeneca ha annunciato che il suo candidato vaccino, sviluppato insieme a Oxford e all’azienda italiana Advent-Irbm, ha un’efficacia media del 70%, ma arriva al 90% se si somministra prima mezza dose e poi una dose intera per il richiamo.

La dichiarazione è arrivata dopo quella del gruppo americano Pfizer, che è riuscito a produrre una soluzione efficace al 95%. I dati presentati dalla società, che ha lavorato con il partner BioNTech, hanno mostrato la capacità di prevenire le forme sia lievi che gravi di Covid-19.

Insieme a Pfizer e AstraZeneca, c’è anche Moderna. Il gruppo statunitense ha fatto sapere di recente che il suo candidato vaccino, dopo la terza fase di sperimentazione su 30.000 volontari, ha mostrato un’efficacia del 94,5%.  Qualora tali società ricevessero il via libera finale delle autorità sanitarie, potrebbero essere prodotte quantità massicce di vaccini nel primo trimestre 2021. I mercati vedono quindi una concreta possibilità di contenere la pandemia e le sue conseguenze economiche.

Secondo Citi, se l’approvazione e la distribuzione dei vaccini procederà nella maniera migliore possibile, l’impatto sulla crescita mondiale sarà positivo per il 2,5% già nel 2021, con picchi del 4% nei mercati più sviluppati.

Passando alle banche centrali è utile ricordare che, nel corso della settimana, il presidente della Fed di New York, John Williams, ha detto che gli strumenti di prestito di emergenza, istituiti per stabilizzare i mercati in primavera, hanno avuto successo; tali iniziative scadranno alla fine dell’anno, ma il banchiere ha sottolineato che, se necessario, potrebbero essere riavviati in seguito. «Hanno giocato e continuano a svolgere un importante ruolo di sostegno, ma in questo momento penso che le condizioni finanziarie siano abbastanza favorevoli», ha affermato Williams durante un’intervista al Wall Street Journal.

Inoltre, secondo i verbali dell’ultimo direttorio della Federal Reserve (4 e 5 novembre), pubblicati mercoledì, è stata discussa l’ipotesi di aumentare il programma di acquisti di titoli pubblici per sostenere maggiormente l’economia americana. Un’altra possibilità presa in considerazione consiste nel mantenere invariato il ritmo mensile degli acquisti, ma portando avanti il piano su un orizzonte più prolungato. Rimane da vedere quale ipotesi si imporrà: il prossimo incontro della Fed è previsto per il 15-16 dicembre.