Una stanza tutta per sé

«La bellezza del mondo è una lama a doppio taglio, uno di gioia, l’altro d’angoscia, e taglia in due il cuore»

Una stanza tutta per sé di Virginia Woolf

 

La Federal Reserve ha molte lame nel suo arsenale, e quasi tutte sono a doppio taglio. Per questo vanno utilizzate solo dopo averci riflettuto seriamente. E adesso – durante la riunione del 30 e 31 luglio – l’istituto guidato da Jerome Powell ha deciso di estrarre una lama, che teneva ferma da oltre 10 anni, per tagliare i tassi di un quarto di punto. Il costo del denaro è sceso quindi in una forchetta fra il 2 e il 2,5%. Ma la Fed si è confermata ottimista e ha precisato che non si tratta dell’inizio di una serie di sforbiciate: «L’outlook per l’economia americana resta favorevole: il taglio dei tassi di interesse è un’assicurazione contro i rischi al ribasso. L’operazione aiuterà la crescita», ha detto Powell. Aggiungendo che la decisione «non segnala necessariamente l’inizio di un ciclo lungo di allentamento monetario». Inoltre, nel comunicato della Federal Reserve, si legge che «il mercato del lavoro resta solido e l’attività economica continua a crescere in modo moderato. L’inflazione resta sotto l’obiettivo del 2%».

I mercati speravano invece in una politica più “aggressiva” e per questo Wall Street ha chiuso in ribasso nella seduta di ieri. E anche il presidente americano, Donald Trump, è rimasto deluso: «Ciò che i mercati volevano sentire da Jay Powell e dalla Fed – ha twittato – era che questo era l’inizio di un ciclo lungo e aggressivo di taglio dei tassi che avrebbe tenuto il passo con la Cina, la Ue ed altri Paesi nel mondo. Come sempre, Powell ci ha deluso ma almeno sta mettendo fine al quantitative tightening, che in primo luogo non avrebbe dovuto iniziare».

Passiamo al Vecchio Continente, dal quale arriva una raffica di dati. L’indice di fiducia economica nei Paesi dell’Eurozona è sceso a luglio a 102,7 punti rispetto ai 103,3 del mese precedente. Il risultato è di poco al di sotto del consenso degli economisti a quota 102,8 punti. Nell’area euro, inoltre, l’indice di fiducia delle imprese si è attestato a -7,4 punti contro i -5,6 di giugno. Va giù anche l’indicatore relativo al settore servizi che segna 10,6 punti rispetto agli 11 del mese precedente. Il dato definitivo dell’indice di fiducia dei consumatori, invece, si è confermato in crescita a -6,6 punti, come da risultati preliminari, in miglioramento rispetto a giugno (-7,2) e in linea con le attese.

Segnali negativi arrivano dall’attività economica nel settore privato della zona euro: a luglio è tornata a scendere, più del previsto. La stima flash del Pmi composito, che mette insieme manifattura e servizi, è calata a 51,5 dopo il 52,2 di giugno. Facendo uno zoom solo sul settore manifatturiero, l’indice Pmi relativo si è attestato a 46,4 nella stima flash di luglio (rimane ancora sotto 50, il che segnala una fase di contrazione).

Non finisce qui: è arrivata anche la lettura preliminare del PIL dell’Eurozona che, tra aprile e giugno, è cresciuto dello 0,2% su base trimestrale, in rallentamento se consideriamo il risultato precedente (+0,4% tra gennaio e marzo). Rispetto all’anno precedente, invece, l’aumento è pari all’1,2%. Il dato congiunturale è in linea con le aspettative degli economisti, mentre quello tendenziale è leggermente superiore alle attese dell’1%. Da sottolineare che il calo rispetto al precedente trimestre è legato soprattutto alle incertezze del commercio mondiale causate dallo scontro tra Usa e Cina.

Intanto l’inflazione nell’Eurozona a luglio, sempre secondo la lettura preliminare, è aumentata dell’1,1% su base annua, in rallentamento dal +1,3% registrato a giugno e meno di quanto previsto dal consenso (+1,2%).

Le difficoltà europee potrebbero tuttavia sollecitare una ulteriore politica espansiva da parte della BCE che, durante la riunione di settimana scorsa (prima che diversi dati fossero pubblicati), si è mostrata piuttosto cauta. Mario Draghi, infatti, non si è sbilanciato e non ha fornito particolari dettagli sulle eventuali nuove misure di stimolo monetario, che potrebbero partire a settembre. E, per il momento, l’istituto ha deciso di lasciare invariati i tassi. L’Eurotower ha quindi mantenuto a zero il tasso sulle operazioni di rifinanziamento principali, allo 0,25% quello sulle operazioni di rifinanziamento marginale e a -0,40% quello sui depositi presso la BCE stessa. Anche l’istituto guidato da Draghi, così come la Fed, dispone di molte armi a doppio taglio e, nelle prossime settimane, vedremo come la Banca Centrale Europea deciderà di usarle.